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Il largo consumo, snodo cruciale per l’economia circolare

Riflettori puntati sull’economia circolare del largo consumo e del retail nel webinar organizzato da Retail Institute nel programma Green Retail Lab. I risultati ottenuti e i gap da colmare nel perseguire modelli di economia circolare

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Il web talk “Economia Circolare: Stato dell’arte nel largo consumo” organizzato da Retail Institute nel programma Green Retail Lab, è stato introdotto da Paolo Marcesini, direttore di Italia Circolare, che afferma «Il sistema del consumo  è centrale nell’affrontare il tema della circolarità, perché coinvolge numerosi fasi del ciclo di vita del prodotto e ha un impatto significativo su tutti gli ecosistemi definiti dalla sostenibilità. Il largo consumo è in sostanza un segmento decisivo per l’economia circolare e come tale ha certamente una grande responsabilità».

In questa presa di carico di responsabilità le imprese non sono state a guardare in questi anni. Lo dimostrano i risultati della ricerca sullo Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo condotta da GS1 Italy in ambito Ecr con la collaborazione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed Ergo.

«Per GS1 Italy il supporto all’economia circolare prende in considerazione due aspetti diversi ma complementari. Da un lato il ruolo degli standard globali GS1 per abilitare la circolarità, perché la capacità degli stakeholder di garantire il riciclo dei materiali dipende dalla disponibilità di dati e informazioni lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti. Dall’altro le buone pratiche ECR che supportano la crescita della cultura della sostenibilità e promuovono un cambiamento reale», spiega Carolina Gomez, ECR project manager GS1 Italy, sottolineando come le imprese del largo consumo sentissero la mancanza di un’azione strategica mirata a facilitare la transizione verso un modello di economia circolare.

È stato così sviluppato Circol-UP, uno strumento online di autovalutazione per la misurazione del grado di circolarità aziendale a livello complessivo e nelle diverse fasi del ciclo di vita, comprendente anche un elenco di buone pratiche per far conoscere alle aziende le possibili linee di azione e le soluzioni operative.

Proprio con Circol-UP sono state misurate 23 aziende che hanno partecipato alla ricerca dalla quale emerge la fotografia dello stato dell'arte dell'applicazione dei principi di economia circolare nelle attività delle aziende del settore grazie, anche alle 12 schede con i casi di alcune buone pratiche aziendali.

«In generale le aziende interessate dallo studio hanno un livello medio di circolarità pari al 53% – prosegue Carolina Gomez – che le posiziona nel quadrante delle imprese “proactivist”, quelle cioè che hanno già intrapreso un percorso strutturato di circolarità: nello specifico il food & beverage ha un livello di circolarità del 61%, l’home & personal care del 48% e il retail del 45%, che lo classifica come “concerned” (significa che sono state implementate prime soluzioni circolari consapevolmente all’interno della organizzazione. Il percorso verso la circolarità è stato avviato).

Figura1_GreenRetailLab_mar2023.jpgFigura 1 – Il livello di circolarità nelle imprese del largo consumoFonte: GS1 Italy “Stato dell’arte dell’economia circolare nelle aziende del largo consumo” 2022

Tra le varie fasi, quelle a monte della produzione (design e utilizzo dei prodotti) hanno le performance medie più elevate, segno che le imprese stanno ripensando ai modelli di business in chiave di circolarità, mentre la produzione registra le maggiori variabilità e la performance media più bassa, con l’Industria, che ha un maggiore controllo sui processi produttivi, meglio del retail. Il confronto tra i tre settori mostra chiaramente quali sono le performance migliori e le aree di miglioramento per ciascuno di essi» In generale un maggiore controllo della gestione della singola fase si traduce in una migliore performance di circolarità.

È il caso della gestione dei rifiuti da parte del retail, che ha una performance (62%) superiore alla media del settore (45%). Va detto che nel retail vi sono aziende con un livello di circolarità del 25% e altre del 68%. «Analizzando le singole fasi – precisa Gomez – approvvigionamento e gestione rifiuti registrano le performance più elevate (oltre il 50%) ma il tratto comune è la grande disomogeneità delle performance aziendali nelle varie fasi, con l’eccezione appunto della gestione rifiuti, decisamente più omogenea. La distribuzione è la fase in cui il retail si è più impegnato in questi anni con varie azioni improntate alla sostenibilità. Accanto a diversi punti di forza vi sono molti ambiti di miglioramento, ma a livello strategico le aziende che hanno ottenuto le performance più alte vedono la circolarità come parte integrante della propria strategia aziendale, con il coinvolgimento di tutta l’azienda a partire dal top management per integrare le varie soluzioni all’interno di tutti i processi».

Carta, legumi, retail

I risultati della ricerca di GS1 Italy sono esemplificativi di un comune orientamento nelle imprese del largo consumo verso una maggiore sensibilità ai temi della circolarità e della sostenibilità, pur nella loro complessità. Lo testimoniano i tre casi presentati nel corso del webinar.

«La vera sfida per un settore complesso come quello cartario – spiega Riccardo Balducci, energy & environment director Sofidel – si chiama energia, tema particolarmente complesso per l’elevato uso di combustibili fossili, che nel giro di qualche anno dovremo abbandonare. Nei vari paesi in cui operiamo stiamo sostituendo l’energia elettrica passando a contratti dedicati per forniture stabili, di lungo periodo e da energie rinnovabili. Per quanto riguarda i combustibili (essenzialmente gas) il passo è verso l’utilizzo di biocombustibili provenienti da risorse forestali di scarto da sfruttare anche in maniera non convenzionale, più efficiente e flessibile».

Per il retail, l’abbiamo visto, le complessità sono maggiori, in quanto snodo tra la produzione e il consumo. «L’adozione di modelli di economia circolare e di sostenibilità per la Distribuzione – afferma Juan Pablo Mocchetti, digital marketing & PR specialist Crai – si combinano con una trasformazione culturale e sociale diffusa. Crai l’affronta in due fasi: la creazione del valore e il suo trasferimento al cliente. Lotta allo spreco alimentare (la collaborazione con Too Good To Go ha portato dal 2019 a oggi a evitare lo spreco di di 100 mila chili di cibo con una riduzione delle emissioni di CO2 di 240 mila chili), la trasformazione dei punti vendita con una gestione più efficiente dei consumi, con soluzioni per un impatto positivo (carrelli da plastica riciclata) e con servizi green per i consumatori (compattatori per bottiglie Pet), e la riduzione della plastica nel pack delle referenze MDD fanno parte della prima fase. Riguardo al trasferimento di valore al cliente, la chiave è il suo coinvolgimento attraverso una forte comunicazione dentro e fuori dal negozio. Un elemento strategico nel punto vendita sono i programmi di collezionamento, che dal 2020 hanno permesso di riciclare 5 milioni di lattine e 4 milioni di bottiglie di plastica».

Il terzo caso riguarda un esempio di agricoltura rigenerativa come la coltivazione dei legumi, naturalmente circolare perché non richiede l'impiego di fertilizzanti in quanto fissa l’azoto e rende i terreni più fertili. Fortemente concentrata sui legumi è Pedon. «La mission di promuovere il consumo di legumi, anche con l’evoluzione dell’offerta dallo snack al prodotto precotto per favorire la dieta vegetale con impatti positivi sul pianeta – spiega Matteo Merlin, direttore marketing dell’azienda veneta – si sviluppa in tre direzioni: riduzione dell’utilizzo del packaging (-20% di plastica nelle confezioni di legumi secchi), migliorare l’efficienza nell’approvvigionamento e nella distribuzione utilizzando la tecnologia per proporre nuovi prodotti già in ottica di circolarità e sostenibilità. Infine, la valorizzazione degli scarti di produzione dei legumi secchi ci ha permesso di produrre una carta che utilizziamo nel 30% degli astucci, e quella dei prodotti pronti ci porterà a produrre fertilizzanti naturali da utilizzare nelle coltivazioni di legumi e cereali».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab