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Inflazione e guerra preoccupano gli italiani

Dopo la pandemia le imprese e le famiglie stanno affrontando lo shock del conflitto russo-ucraino, con i suoi riflessi sull’ascesa dei prezzi. E con impatti negativi sui consumi

AnsaIpsosFederdistribuzione.jpgForte senso di incertezza e preoccupazione sulle proprie finanze: la combinazione di aumento dei prezzi e degli effetti del conflitto in Ucraina è al centro delle preoccupazioni degli italiani, che cominciano ad adottare strategie per ridurne l’impatto.

Nell’incontro organizzato dall’agenzia Ansa in collaborazione con Federdistribuzione, Ilaria Ugenti, corporate reputation leader di Ipsos, ha illustrato alcuni dati sul sentiment degli italiani raccolti a marzo. L’incertezza, come era prevedibile, domina nel 78% degli italiani, in aumento del 10% rispetto a febbraio, e si trasferisce tout court sulle previsioni della situazione economica per il paese. Per il 50% degli italiani peggiorerà, contro il 22% di quelli che propendono per un miglioramento, con un’inversione di tendenza rispetto i mesi precedenti. A tenere banco è l’aumento dei prezzi: l’86% è al corrente o conosce molto bene l’argomento (il 37% appartiene alla seconda categoria, in decisa crescita dal 22% di ottobre 2021). Il 75% degli italiani si dichiara quindi molto-abbastanza preoccupato per l’impatto degli aumenti sul proprio bilancio famigliare, con un terzo del campione molto preoccupato (era il 25% a ottobre).

Il 48% del campione dichiara poi di essere poco soddisfatto (31%) o per niente soddisfatto (17%) della propria situazione economica. Gli insoddisfatti sono soprattutto le donne, la fascia d’età tra i 35 e i 54 anni e i cittadini residenti al Sud e isole (solo il Nord è più soddisfatto). Le cause di questo stato vengono imputate per il 55% all’aumento del costo della vita, che rende sempre più faticoso far quadrare i conti, per il 34% a motivi legati al lavoro (incertezza contrattuale, riduzione o perdita del lavoro). C’è anche un senso di frustrazione per l’impossibilità a permettersi gli acquisti che si vorrebbe fare (36%) e il 27% si trova ad affrontare spese troppo elevate per gli introiti familiari.

Figura 1 – Soddisfazione per la propria situazione economica

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Fonte: Ipsos, marzo 2022

«Peraltro – precisa Ugenti – queste preoccupazioni non fanno che acuire una situazione non serena già sedimentata negli italiani, per il 73% dei quali la situazione economica e il lavoro sono da tempo in cima alle preoccupazioni».

Un quadro allarmante che ha ripercussioni dirette sulle aspettative e sugli effetti dell’inflazione. Secondo la ricerca Ipsos, le categorie sulle quali si attendono i maggiori incrementi di spesa sono:

  • L’energia e il gas.
  • I prodotti alimentari.
  • Le spese per l’auto.
  • I consumi fuori casa.
  • I prodotti per la cura della casa.

Rispetto alle attese, a marzo 2022, sono aumentati di più soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari e le spese legate all’auto; nessuna sorpresa invece per gli incrementi sui costi dell’energia. Restano invece inferiori alle previsioni i rincari di telefonia, elettrodomestici, intrattenimento e abbigliamento, essendo acquisti più pianificabili e rimandabili.

Per gli italiani, tra i soggetti economici più penalizzati dai rincari vi è la Distribuzione (33%), seguita dai trasporti/logistica (27%) e dai produttori di beni di consumo (24%). Chi si fa maggiormente carico dell’aumento dei prezzi sono i produttori di materie prime e il Governo, mentre dalla Distribuzione ci si aspetterebbe un maggiore contributo all’assorbimento degli aumenti.

Figura 2 - Chi è più penalizzato e chi si fa più carico degli aumenti dei prezzi

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Fonte: Ipsos, marzo 2022

«In realtà – commenta Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera Federdistribuzione – le cose stanno diversamente: è importante la percezione di quanto il settore nel suo insieme sia penalizzato, tuttavia occorre chiarire che se l’inflazione del carrello della spesa ha subito un incremento a febbraio del 4,1% (5% a marzo i dati provvisori dell’Istat, ndr), la realtà della Distribuzione moderna è un incremento del +2,9%. Questo significa che la differenza è tutta nello sforzo che le nostre imprese stanno facendo per non trasferire ai consumatori il livello di inflazione all’acquisto. A oggi non ci sono problemi di rifornimenti, ma in questi primi tre mesi l’impatto sulle vendite risulta negativo a valore, e a volume ancora superiore. Le imprese, che continuano a garantire il giusto riconoscimento alle filiere in forte sofferenza, sono fino a oggi in condizione di rallentare l’ascesa dei prezzi. Ma è una situazione che non potrà durare a lungo».

I consumatori questo l’hanno infatti già capito. Secondo Ipsos l’88% degli italiani (il 94% di quelli molto preoccupati) ha già messo in atto delle strategie di riduzione dell’impatto dell’inflazione: - Riduzione dei consumi, degli sprechi (37%), ricerca della convenienza a parità di prodotti attraverso le promozioni e le offerte (32%) o sostituendoli con prodotti meno costosi (20%). «Solo una quota minoritaria, il 9%, rinuncerà però alla qualità dei prodotti acquistati, così come era stato rilevato nel 2007-2008 durante la crisi dei subprime», sottolinea Ugenti.

Figura 3 – Le azioni sulle categorie di spesa per ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi

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Fonte: Ipsos, marzo 2022

«È un quadro dal quale emerge l’aumento delle disuguaglianze e delle famiglie in difficoltà – interviene Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum – sulle quali i costi fissi sono lievitati e quelli elastici si sono compressi. È necessario un deciso cambio di strategia nazionale, con interventi di riduzione delle accise e dell’Iva sui generi di prima necessità, con un controllo dei prezzi per eliminare la possibilità di speculazioni e aumenti ingiustificati». Per questo motivo il presidente di Federdistribuzione Alberto Frausin ritiene necessario tutelare le famiglie e il loro potere d’acquisto, così come occorre aiutare le imprese e le filiere più fragili e auspica che «si agisca sulla riduzione temporanea dell’Iva per un paniere di beni essenziali e si azzerino gli oneri di sistema sull’energia per alleviare gli impatti sul sistema produttivo italiano».

Su questa tempesta perfetta sulle filiere produttive e sulle famiglie il Governo ha preso già qualche provvedimento, come il taglio delle accise sui carburanti e la rateizzazione del pagamento delle bollette, ma, come sottolinea il senatore Gilberto Pichetto Fratin, viceministro del ministero dello Sviluppo economico, «Occorre ora affiancare un’azione di più ampio respiro, concordata all’interno delle istituzioni europee. Perché da un lato si tratta di interventi che non possono durare perché il bilancio dello Stato non è in grado di sopportare troppo a lungo una situazione simile. Dall’altro le misure per ripristinare la fiducia dovranno essere incisive perché nei prossimi anni ci porteremo un’inflazione più sostenuta di quanto previsto fino a oggi».

Dietro l’angolo c’è il pericolo che tutti paventano: quello della stagflazione.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab