Dalla sostenibilità alle informazioni per tutti con il barcode per l’ambiente
Si chiama Barcode for environment il nuovo progetto di GS1 Italy che punta a rendere le informazioni dell’impronta ambientale chiare, comprensibili e confrontabili per tutti i consumatori
Barcode for environment è un progetto avviato da GS1 Italy con un pool di aziende per sperimentare modalità di trasferimento delle informazioni al consumatore che prende le mosse da quanto sta facendo l’Unione europea con il Green Deal per rendere sostenibile l’economia dell’Unione europea e il programma Europa digitale per il più ampio utilizzo delle tecnologie digitali in tutti gli ambiti economici e sociali.
«Il progetto dà corso alla priorità definita dal consiglio direttivo – spiega Silvia Scalia ECR and training director GS1 Italy – di focalizzarsi sul circolo virtuoso tra digitalizzazione, sostenibilità e consumatore. Al consumatore che chiede trasparenza delle informazioni su ciò che acquista bisogna offrire infatti tutti gli strumenti perché acquisisca consapevolezza delle sue azioni».
Ancora oggi i consumatori sono confusi dal flusso di informazioni ambientali non confrontabili e diversificate. Il 59% pensa che le etichette dei prodotti non forniscano informazioni sufficienti e il 48% pensa che le etichette non siano chiare (Fonte: Eu).
Circa la metà dei consumatori europei ritiene che non sia facile distinguere tra prodotti ecologici e altri prodotti e solo la metà circa si fida delle affermazioni dei produttori sulle prestazioni ambientali. Questo influenza anche la loro disponibilità a fare acquisti ecologici.
Il progetto, Barcode for environment coinvolge quindi un gruppo di lavoro che ha il compito di elaborare soluzioni che, partendo da studi di impronta ambientale e dall’analisi del ciclo di vita dei prodotti (Lca, life cycle assessment) ,cerchi il metodo per minimizzare l’impatto ambientale delle imprese dalla fase di approvvigionamento dei prodotti alla loro distribuzione e smaltimento, permetta di comunicare le informazioni relative ai consumatori nel modo più semplice ed efficace.
Per far questo il riferimento sono le metodologie sviluppate in sede europea come Product environmental foodprint (Pef) ed European product declaration (Epd). «Sono due approcci basati su un forte contributo analitico e su una metodologia affidabile che consente di confrontare i dati. Per questo motivo il gruppo di lavoro è costituito da aziende che già stanno sviluppando studi di impronta ambientale di prodotto con l’intento di comunicarli al consumatore attraverso le etichette o delle app. È evidente che tra questi due estremi, i risultati di impronta ambientale e la loro traduzione in informazioni chiare, comprensibili e confrontabili al consumatore c’è un’area di lavoro ancora da riempire», continua Scalia.
Il progetto sul codice a barre per l’ambiente si sviluppa su due filoni principali: la metodologia e l’applicazione tecnologica.
«Per quanto riguarda il primo punto – interviene Giuseppe Luscia, ECR project manager GS1 Italy – si tratta di recuperare i dati dagli studi Pef ed Epd e di individuare il modo di rappresentare le caratteristiche dei prodotti in maniera sintetica che contemporaneamente mantengano i contenuti di confrontabilità e siano di facile applicabilità per il consumatore. La discriminante è che gli elementi di sintesi così individuati possano essere tradotti in maniera omogenea da aziende diverse. In buona sostanza si tratta di elaborare un framework di metodo.
Riguardo all’aspetto tecnologico, le etichette sono già affollate di claim, loghi, tabelle. Le stesse aziende non sono propense ad aggiungere qualcosa di nuovo. Lo strumento quindi c’è già: è il codice a barre (GTIN) che identifica in maniera univoca il prodotto e può essere utilizzato per accedere, come punto unico di contatto, a informazioni anche di tipo ambientale. In futuro è prevedibile anche un utilizzo del Digital Link, il nuovo standard GS1 per le risorse web che fa leva sulle capacità del sistema GS1 per riconciliare il GTIN con le informazioni sul web».
Il gruppo di lavoro ha già individuato la metodologia di misurazione e sta definendo il set comune di informazioni dell’impronta ambientale, per passare, successivamente agli aspetti tecnologici.
Va ricordato che il progetto sul barcode per l’ambiente si collega anche con il tool per la misurazione dell’economia circolare, altro progetto già avviato da GS1 Italy. «C’è uno stretto legame tra l’economia circolare e l’impronta ambientale – continua Luscia – perché la prima incide pesantemente sulla quantificazione della seconda. La circolarità non è un valore di per sé, ma lo diventa se si traduce in minori impatti sull’ambiente. Un altro legame forte dell’impronta ambientale è con la migliore gestione del packaging dopo l’uso, un tema sul quale si stanno già cimentando diverse imprese».
«Questo progetto – aggiunge Scalia – rappresenta un passo avanti nel processo che vede GS1 Italy impegnato in applicazioni sempre più orientate verso il cliente in un mix tra la progettualità tipica di ECR, vale a dire la condivisione e la diffusione di consapevolezza espresse in buone pratiche, al servizio in questo caso della sostenibilità e dell’economia circolare, e la facilitazione tecnologica unite a claim comprensibili e affidabili per il consumatore distanti da qualsiasi forma di greenwashing. La scelta di un partner come la Scuola Sant’Anna di Pisa, un’autorità riconosciuta per gli studi sull’impronta ambientale, rafforza il supporto che forniamo alle aziende. Dalle quali registriamo anno dopo anno una sensibilità crescente in materia di sostenibilità. Abbiamo visto che con Ecologistico2 sono sempre più numerose le imprese interessate ad avere a disposizione strumenti di misurazione delle performance, in questo caso sulle emissioni di CO2 nelle attività logistiche. E ciò sta avvenendo anche per l’impronta ambientale».
A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab