Il fai da te cresce, ma il cambiamento è alle porte
È un settore che vale 11,4 miliardi di euro e rappresenta quasi l’11% del totale del mercato Non Food. E per i consumatori le Grandi superfici specializzate escono vincenti dalla sfida tra i canali. Sono questi i dati di base presentati da Samanta Correale del Centro Stud di Indicod-Ecr nel corso di Ferramenta Day. Ma soprattutto è cresciuto nell’ultimo anno (2010 rispetto al 2009) del 4,2%, anche se le dinamiche all’interno dei diversi canali sono un po’ diverse. Rispetto all’anno precedente infatti, perdono quota i negozi tradizionali passati dal 62,3% al 60,9%, Crescono di un punto al 28,6% le grandi superfici specializzate, mentre le grandi superfici alimentari sono praticamente stabili (+0,2%). Queste ultime però registrano nell’ultimo anno un aumento del fatturato di 7 punti, dopo quattro anni di lento incremento, le Gss sono a +8,6 e i tradizionali a +1,7%. Particolarmente bene sono andati i settori dell’edilizia-fai da te (+53%) e del giardinaggio-tempo libero (+47%). Quest’ultimo, da un’analisi di Gfk, nel primo semestre 2011 ha registrato un fatturato complessivo di 415 milioni di euro, di cui oltre il 60% sviluppato nel canale moderno e il restante quasi 40% dal tradizionale.
Tuttavia, questi dati nel complesso positivi si colorano di qualche ombra se si confrontano con le dichiarazioni dei consumatori. Il 35% di loro dichiara infatti di avere effettuato minori acquisti, ma soprattutto il 63% ha modificato i propri comportamenti di spesa. Stanno emergendo atteggiamenti più riflessivi, che si esprimono in una maggiore propensione alle promozioni (il 30%), alla convenienza, al contenimento delle spese (29%), a uno spostamento verso gli acquisti online, accanto a chi non modifica in alcun modo i suoi comportamenti (37%).
Se a ciò aggiungiamo il fatto che tra negozio di vicinato e negozio distante (quindi le grandi superfici moderne nei centri commerciali o nei parchi commerciali) i consumatori prediligono la prima o la seconda tipologia di punto vendita in proporzione inversa al livello di spesa, anche il variegato settore del bricolage si trova di fronte a importanti sfide per il futuro.
Turbolenze nella filiera
Ne è convinto Luca Pellegrini (Università Iulm e presidente di Trade Lab) che sposta la prospettiva al 2020 e traccia alcune indicazioni sugli equilibri, gli scenari e l’evoluzione del settore, caratterizzato oggi da una filiera complessa, dove i clienti a valle (famiglie, artigiani e imprese) sono terreno di confronto dei diversi canali (produttori compresi), a volte in sovrapposizione tra di loro, e destinato, per la situazione economica che sarà dominata nei prossimi anni dal rientro dal debito, da consumi ancora frenati e da una maggiore enfasi sul prezzo, a un aumento della pressione competitiva.
Le questioni sul tappeto per gli operatori, in particolare per l’ingrosso, sono numerose e Pellegrini le sintetizza con una serie di domande ancora aperte: «L’industria cercherà di allargare il contatto diretto con l’utenza B2B? Arriveranno nuovi concorrenti attraverso tentativi di cross selling? Sarà opportuno “saltare” il dettaglio cercando un rapporto diretto con gli artigiani? Come incideranno le nuove tecnologie sui rapporti commerciali? Le microimprese artigiane resisteranno? Come si muoverà la Grande distribuzione specializzata?»
In particolare su quest’ultimo punto Pellegrini prova a tracciare uno scenario possibile che vede uno spostamento degli equilibri innescato da una maggiore enfasi sul discount da parte della Gds, che determina l’uscita dal mercato di qualche tradizionale specializzato più debole che cede clientela alla Gds. Quest’ultima necessariamente aumenta il livello di servizio e si trova nella condizione di dover innovare i formati per segmentare la domanda differenziando in quelli B2C e, probabilmente, sviluppando nuovi formati rivolti agli artigiani. Ma anche i tradizionali nel frattempo, costretti a uscite dal B2C si concentra sugli artigiani. Con quali riflessi sull’ingrosso?
La sostanza dei fatti, è la conclusione di Luca Pellegrini è riassumibile in tre punti: un aumento della pressione competitiva e una turbolenza generalizzata in tutta la filiera, la necessità di una maggiore efficienza per migliori economie di scala, un’accelerazione dei processi di concentrazione endogena o per aggregazioni. «Di sicuro - conclude - bisogna prepararsi ad anni difficili con nuove regole del gioco».
a cura di Fabrizio Gomarasca