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Asset riutilizzabili: un esempio di analisi costi e benefici per l'adozione dell'EPC/RFId

L’applicazione del modello ROI tool sulla filiera dei beni di largo consumo ha dato i primi risultati. Come anticipato nel numero precedente di Tendenzeonline, nell’ambito delle attività dell’EPC Lab di Indicod-Ecr è stata svolta un’analisi focalizzata sulla gestione degli asset riutilizzabili.
Si registra, infatti, un interesse sempre maggiore da parte delle aziende del settore dei prodotti alimentari freschi (ortofrutta, pesce e carne) verso l’utilizzo della tecnologia RFId per la gestione di questa tipologia di asset, a causa dell’attenzione costante verso l’ottimizzazione dei processi all’interno dell’intera supply chain e della continua tendenza alla riduzione dei costi: diventa, quindi, essenziale analizzare l’impatto della tecnologia RFId sui processi aziendali e su quelli di filiera.

A livello di filiera, i risultati ottenuti confermano la dipendenza da due fattori principali:

  • il livello di applicazione del tag (solo sui pallet o anche sui colli)
  • il livello di performance iniziali della supply chain

Sviluppata con la partecipazione di CPR System Scarl, Nordiconad Società Cooperativa e Di.Tech S.p.a. in qualità rispettivamente di società di pooling, di Ce.Di e di IT provider, l’analisi si è rivolta in particolare al circuito dei roll container e delle cassette nella filiera dell’ortofrutta e si è concentrata su una filiera composta da cinque attori:

  • il fornitore di asset (asset pooler)
  • il produttore ortofrutticolo
  • il centro distributivo del retailer
  • il trasportatore
  • il punto vendita della Gdo

Sono stati creati diversi scenari in cui sono stati variati alcuni dati relativi al costo della tecnologia e alle tempistiche di svolgimento delle attività con l’utilizzo di soluzioni EPC/RFId. Dai risultati, calcolati attraverso quattro diverse tipologie di indici economici, emerge che, se da un lato l’RFId consente di aumentare l’efficienza nelle attività operative di conteggio degli asset, dall’altro aiuta a migliorare la qualità dei processi, realizzando una riduzione delle differenze inventariali e dei contenziosi, e un miglioramento della tracciabilità degli asset nella supply chain.

Considerando i costi e i benefici nella filiera ortofrutticola e valutando i singoli operatori analizzati, è possibile ottenere un ritorno dell’investimento in circa 5-7 anni. Questo dato è influenzato negativamente dall’alto costo che bisogna sostenere inizialmente per apporre i tag agli asset, ma risulta in parte compensato dalla presenza di una serie di benefici in termini di efficacia e di servizio (si pensi, ad esempio, alla gestione dei contenziosi): questi ultimi, per loro natura più intangibili, sono stati quantificati solo parzialmente, ma restano da tenere in considerazione nel momento in cui si deciderà di avviare un progetto RFId.

Si pensa che a breve, grazie anche al miglioramento in termini di prestazioni e di costo della tecnologia, si possano ottenere ulteriori benefici per l’utilizzo di soluzioni EPC/RFId per la gestione degli asset riutilizzabili e non solo. Le attività di gestione dei parchi di asset riutilizzabili, infatti, sono onerose per tutti le categorie merceologiche.

Per questo, le successive attività dell’Epc Lab prenderanno in considerazione anche filiere con caratteristiche diverse da quelle riscontrate nel settore alimentare: ad esempio, la supply chain del tessile, dove l’utilizzo di asset riutilizzabili è notevole e la sperimentazione di laboratorio permetterà un dimensionamento più realistico degli investimenti in tecnologia per i diversi attori.

Per saperne di più, visita il sito Indicod-Ecr


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