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La tecnologia EPC/RFId incontra il processo: come valutare i costi e i benefici?

Se da un lato è fondamentale capire i limiti della tecnologia, in modo da evitare “falsi miti” e capire concretamente come superarli, altrettanto importante è identificare il reale valore che le applicazioni RFId possono portare alle aziende. Da qui la necessità di avere a disposizione degli strumenti in grado di supportare le imprese in queste valutazioni, riducendo il tempo e lo sforzo richiesto per l’analisi e garantendo, al contempo, un buon livello di accuratezza.

Indicod-Ecr si è mossa in questa direzione sin dal febbraio 2005, con l’avvio di un gruppo di lavoro specifico sulla tecnologia EPC/RFId, e poi nelle attività dell’EPC Lab, il suo laboratorio di sperimentazione. Anche grazie alla collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, è stato creato un modello di calcolo del ROI (return on investment), per valutare gli impatti della tecnologia EPC/RFId sui processi aziendali del largo consumo.
Tra i prossimi impegni dell’EPC Lab di Indicod-Ecr c’è l’applicazione di questa metodologia su alcune realtà aziendali.

Ma quali sono le principali evidenze emerse dalla valutazione a livello di filiera?
I risultati dipendono principalmente da due fattori: il livello di applicazione del tag (solo sui pallet o anche sui colli) e il livello di performance iniziali della supply chain.

Nel caso si applichino le etichette elettroniche sulle sole unità di carico e si abbia un livello iniziale di prestazioni allineate con la media del settore, si ha un ritorno dell’investimento a livello di intera supply chain in un arco temporale variabile dai 3 ai 7 anni, a seconda del costo dei tag e della modalità di movimentazione dei prodotti nella filiera.
È però importante guardare la profittabilità dell’investimento non solo in ottica di supply chain, ma anche dal punto di vista degli attori che vi operano, per capire chi può effettivamente avere dei vantaggi da un’applicazione RFId.
Il confronto tra i benefici ottenibili e i costi da sostenere evidenzia che è il distributore ad avere una più elevata profittabilità dell’investimento. Per quanto riguarda il produttore, l’investimento si rivela profittevole nei casi in cui esso movimenti pallet interi, più critico nel caso di pallet multi-articolo.
Se si considera un’applicazione più estesa della tecnologia, che preveda l’etichettatura RFId anche dei colli, questo squilibrio nella distribuzione dei benefici si fa ancora più marcato, a causa degli alti costi legati alla etichettatura RFId dei colli in produzione.
Risultati più positivi sono stati evidenziati considerando una riduzione del costo dell’etichetta EPC a circa 7 centesimi di euro (inferiore a quello attuale, ma considerato raggiungibile in tempi relativamente brevi) che determina la possibilità di ripagare l’investimento a livello di intera supply chain in 2-5 anni, a seconda del tipo di movimentazioni nella filiera e delle performance iniziali.

Una recente linea di sviluppo del ROI tool ha visto come oggetto di analisi la gestione degli asset riutilizzabili, con particolare attenzione al circuito dei roll container e delle cassette nella filiera dell’ortofrutta.
L’analisi – sviluppata con il contributo di Nordiconad e Di.Tech – si è concentrata su una filiera composta da cinque attori:

  • il produttore ortofrutticolo
  • il fornitore di asset
  • il centro distributivo
  • il trasportatore
  • il punto vendita

L’RFId consente, da un lato, di aumentare l’efficienza nelle attività operative di conteggio degli asset e, dall’altro, di migliorare la qualità dei processi, realizzando una riduzione delle differenze inventariali e dei contenziosi, ed un miglioramento della tracciabilità degli asset nella supply chain. Considerando i costi ed i benefici nella filiera ortofrutticola è possibile ottenere un ritorno dell’investimento in circa 5-7 anni. Questo dato è influenzato sia dal costo da sostenere per l’applicazione iniziale dei tag sugli asset, sia dalla presenza di una serie di benefici in termini di efficacia e di servizio (si pensi ad esempio alla gestione dei contenziosi): questi ultimi. per loro natura più intangibili, sono stati quantificati solo parzialmente, ma restano da tenere in considerazione nel momento in cui si deciderà di avviare un progetto RFId.

Quali sono i prossimi passi? L’EPC Lab ha in progetto di estendere gli ambiti di applicazione esplorati sia a monte – analizzando le potenzialità della tecnologia all’interno del contesto produttivo – sia a valle – valutando i benefici ottenibili all’interno delle diverse tipologie di punti vendita.
Verranno poi considerate anche filiere con caratteristiche diverse dall’alimentare, ad esempio la supply chain del tessile. La sperimentazione di laboratorio permetterà, inoltre, un dimensionamento più realistico degli investimenti in tecnologia per i diversi attori.

Progetti specifici condotti presso alcune aziende manifatturiere hanno già evidenziato, infatti, come vi sia sempre maggiore interesse verso la tracciabilità dei prodotti lungo tutta la filiera: non solo nei processi produttivi, ma anche nei processi di logistica interna ed esterna (ad esempio, le attività di messa a stock, prelievo, controllo inventariale, spedizione/ricezione, ecc.) e nelle relazioni con i propri clienti.

Per saperne di più, visita il sito Indicod-Ecr


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