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01. Diversificazione: strada obbligata per i retailer

Che per rimanere competitivi nello scenario distributivo le grandi superfici alimentari devono trovare nuovi sbocchi di mercato non è una novità. Già da tempo sulla scia dei trend in atto in altri grandi mercati europei ai distributori italiani si prospettano opportunità di accelerare i ritmi di crescita, attraverso una sorta di ‘mutazione’ del proprio business. Una ricerca realizzata per Indicod-Ecr da McKinsey nel 2002 metteva a fuoco le possibili evoluzioni di cui sarebbe stata protagonista la distribuzione italiana nel quinquennio successivo. «Già allora – commenta Marco Cuppini, direttore del Centro Studi di Indicod-Ecr – si delineavano le linee strategiche per la distribuzione e per alcuni operatori eccellenti di grandi dimensioni, la strada individuata era quella della diversificazione in nuovi servizi. Nel mercato europeo si parlava da tempo del potenziale di crescita correlato alle capacità di servire il consumatore allargando il raggio d’offerta dei distributori. I più evoluti hanno costruito accanto all’offerta grocery nuovi ecosistemi: servizi finanziari e assicurativi, forniture di elettricità e gas servizi di telecomunicazione, viaggi vacanze e altro ancora». I leader di tale diversificazione ne hanno dimostrato le possibilità di successo in termini di volumi d’affari e di redditività. Nel caso di una grande catena di ipermercati europei si stima che i servizi diversificati rappresentino il 2,5% del fatturato ma il 4% del margine operativo lordo. Queste opportunità erano già viste come un importante contributo alla crescita dei distributori italiani a fronte di un mercato grocery in via di saturazione. «Dal 2002 a oggi alcune scelte sono state intraprese e la diversificazione nel non food da parte dei retailer va interpretata secondo questa logica. In ogni caso non si può prescindere da una notevole adattabilità dell’organizzazione a nuovi modelli operativi e da un’eccellente capacità di realizzazione. Credo che l’affermazione di tali strategie determinerà un’ulteriore spinta a una concentrazione in ambito distributivo, nel senso che soltanto imprese di grandi dimensioni potranno disporre di risorse tali da ottenere e difendere dei vantaggi competitivi».


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