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Il negozio sostenibile

L’ultimo appuntamento con Green Retail Lab mette l’accento sul punto vendita e gli interventi per ridurre le emissioni e favorire la transizione climatica. Alcuni esempi virtuosi

L’impegno per la sostenibilità da parte delle imprese è ormai parte integrante del posizionamento competitivo. E il punto vendita, per il retail, è lo snodo cruciale dove si vince o si perde.

Perché, contrariamente a quanto avviene in venti paesi presi in esame, durante gli atti di acquisto gli italiani sono particolarmente sensibili alla sostenibilità, senza differenza di censo. Lo riporta Andrea Alemanno, group director di Ipsos, intervenendo all’ultimo dei quattro incontri Green Retail Lab organizzati da Retail Institute Italia. «Tra la popolazione nel suo complesso e i ceti elevati il dato globale mostra una differenza di 10 punti percentuali. In Italia solo di un punto: la sostenibilità è un tema che interessa tutti», afferma il ricercatore. Il prodotto sostenibile, inoltre, ha una connotazione di più elevata qualità. E la qualità è il tramite perfetto tra sostenibilità e fiducia.

Ma la transizione non è un percorso lineare: di fronte alla difficoltà delle aziende a raccontare in modo comprensibile il loro percorso sostenibile (sette su dieci quelle che investono in sostenibilità, ma un quinto non ha ancora capito come comunicare e sempre un quinto racconta ma non investe), aumenta lo scetticismo di chi sospetta azioni di green e social washing, diminuiscono sensibilmente quelli che sono aperti ai temi della sostenibilità, aumentano di poco i sostenitori delle scelte sostenibili. E il 68% dei consumatori vuole controllare.

Figura 1 - Come è cambiato l’atteggiamento verso la sostenibilità delle aziende

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Fonte: Ipsos

Se il retail non sembra investito di responsabilità diretta, non vuol dire che non ne sia coinvolto. Anzi. Rispetto ad altri settori, gode della fiducia del consumatore, ma non ancora adeguatamente in ambito di sostenibilità. Alcuni settori si comportano meglio di altri, e la GDO, per esempio, che nell’insieme ha una buona valutazione, ha al suo interno differenze sensibili tra impresa e impresa.

Figura 2 - Il giudizio sui diversi settori del retail

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Fonte: Ipsos

 

«La distribuzione ha quindi un duplice ruolo da svolgere. Deve aiutare il consumatore, informarlo ed educarlo, inibire il green washing e proporre offerte più sostenibili ambientalmente, socialmente ed economicamente. Contemporaneamente deve informare le aziende, premiare quelle più attente e responsabili e diventare attore chiave nello sviluppo dei processi di economia circolare facendo leva sulla relazione di fiducia e sulla professionalità», esorta Alemanno.

Negozio e supply chain

La sostenibilità per il retail passa da qui, in un caleidoscopio di interventi, ognuno dei quali apporta piccoli o grandi contributi alla transizione.

Piccoli, come gli inchiostri HP a base acqua per la stampa del materiale per la comunicazione visiva nel punto vendita che non influiscono sulla riciclabilità dei supporti di stampa e che contemporaneamente sono sicuri nell’ambiente di lavoro.

Grandi, come i sistemi per la gestione degli impianti di refrigerazione, di climatizzazione e d’illuminazione nei punti vendita anche con l’obiettivo di ridurre i consumi e ottenere risparmio e comfort, grazie all’impiego dell’Internet of Things, dei big data e dell’analisi predittiva. «Con l’aumento dei costi dell’energia – spiega Marco Foralosso, energy & technical sales support di Arneg – la refrigerazione, che già oggi costituisce il 57% del consumo energetico dei supermercati costerà di più. Potere contare su un sistema di gestione e controllo dei consumi più efficiente significa risparmi significativi e riduzione delle emissioni».

E nel caso di ristrutturazione o  costruzione di un nuovo punto vendita, Leroy Merlin punta sull’individuazione di soluzioni per la costruzione che contemplino facilità di manutenzione, bassi costi di gestione, riduzione dei consumi, come spiega Sebastiano Castorina, direttore tecnico Italia di Leroy Merlin: «Azioni migliorative come l’alleggerimento del prospetto del negozio con la riduzione dell’altezza degli immobili significa minor volumetria da climatizzare, riduzione dei pesi e meno materiale per costruire le fondamenta, così come gli impianti a vista con l’eliminazione dei controsoffitti riducono i tempi e i costi di manutenzione». Un esempio in più, quindi, dei benefici economici di scelte sostenibili.

Ma, afferma Andrea Tempesta, Coo di Eurodisplay Design in Progress, «è importante comprendere quanto le singole azioni possono diventare sistema. E per farlo bisogna adottare una logica scientifica: leggere i dati e utilizzarli per trovare soluzioni». È il caso del prodotto dell’azienda, il Neverending display, un espositore completamente smontabile e riciclabile, sviluppato per superare le difficoltà di smaltimento dei pop tradizionali. Adottando l’analisi LCA (life cycle assessment) a livello di sistema e con la partecipazione di tutti gli stakeholder coinvolti, si calcola che con questo display si può ottenere un risparmio del 64,5% di emissioni di CO2 rispetto ai display normalmente utilizzati, 4,6 milioni di tonnellate contro 12,94 milioni.

In tema di display e di supply chain, Andrea Sacchi, responsabile sviluppo commerciale & solution design di Number 1 Logistics group, ricorda come sia importante adottare soluzioni innovative. Il caso è quello di Bauli e del trasporto degli espositori dei prodotti continuativi allestiti dal magazzino di Verona in tutta Italia. «Centinaia di chilometri percorsi trasportando essenzialmente aria», sottolinea Sacchi. Con l’apertura di un secondo magazzino a Caserta si è passati a trasportare da Verona i display destinati al Centro-Sud disassemblati, ottimizzando così la saturazione dei mezzi. «Prima di questa modifica venivano effettuati 168 viaggi. Ora a parità di volume degli espositori, fino a Caserta i viaggi sono 64. Grazie a Ecologistico2, il tool di GS1 Italy per la simulazione delle emissioni, è stata calcolata una riduzione delle emissioni di CO2  del -58%, pari a 51,6 tonnellate in meno, e di particolato del -56%, cioè 2 chili in meno».

Ecologistico2 è uno degli strumenti messi a disposizione da GS1 Italy per promuovere la cultura della misurazione delle emissioni nella supply chain e per accompagnare le aziende nel percorso di miglioramento continuo delle performance ambientali.

«GS1 Italy supporta le aziende con l’ausilio degli standard globali per l’ottimizzazione dei processi, la riduzione dei costi e delle emissioni nella supply chain. Ecologistico2 è una vera e propria palestra per i manager della logistica – spiega Valeria Franchella, ECR project manager di GS1 Italy – perché affronta in chiave sistemica l’impatto delle emissioni nei processi logistici e aiuta a comprendere su quali leve intervenire a livello di trasporto e di magazzino con la possibilità di combinare le diverse simulazioni e calcolare i relativi effetti».

Figura 3 - Le leve su cui agire con Ecologistico2

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Fonte: GS1 Italy

MisuraImpatto_HP.jpgNel corso del tempo sono stati raccolti in una pubblicazione gratuita diversi casi di studio delle aziende che hanno utilizzato lo strumento per il cambio della modalità di trasporto, l’ottimizzazione logistica, il magazzino, la scelta dei carburanti e dell’elettrificazione.

Ad arricchire il tool di simulazione e le best practices di Ecologistico2 è stato recentemente pubblicato il documento “Misurare l’impatto climatico aziendale: come ottenere dati strutturati e affidabili”. «Con l’ausilio di questa guida le aziende possono ottenere dati strutturati, affidabili e utili per prendere decisioni aziendali consapevoli, definire obiettivi e identificare azioni di miglioramento, oltre che comunicare e rendicontare l’impegno per la sostenibilità», conclude Franchella.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab