sostenibilità gs1

Spreco alimentare e sviluppo sostenibile

Collaborazione e condivisione di obiettivi: i due valori su cui investire per la riduzione delle eccedenze alimentari

Spreco.pngOgni anno il 5 febbraio è consuetudine rivolgere l’attenzione al tema dello spreco alimentare.

Un appuntamento consolidato dal 2014, che ci interroga sulle azioni virtuose che possono diventare parte del nostro quotidiano: come aziende e come consumatori, come comunità e come singoli individui. Azioni concrete e di valore per consolidare l’attenzione verso uno sviluppo sostenibile in ambito sociale, economico e ambientale.

Sono 17 gli obiettivi[1] concordati nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 paesi delle Nazioni Unite, tra cui l'Italia.

17 goals strettamente interconnessi tra loro, che ci invitano a riflettere su come possiamo contribuire al cambiamento, per individuare decisioni strategiche e azioni mirate per migliorare.

GOAL 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

Tra gli obiettivi condivisi il numero 12 pone l’attenzione su come implementare modelli sostenibili di produzione e consumo. Nello specifico il target 12.3 invita a riflettere sulla problematica dello spreco alimentare: “Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto.”

Ad oggi sono 3 i numeri[2] che a livello globale ci aiutano ad avere una visione quantitativa del contesto:

  • 1/3 della produzione mondiale di cibo ogni anno viene sprecata: pari a circa 1,3 miliardi di tonnellate.
  • 14% dei prodotti alimentari a livello globale viene perso prima di raggiungere il mercato.
  • 8% valore stimato delle emissioni di gas a effetto serra, generate da perdite e sprechi alimentari.

In Italia, nello specifico vengono generate 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze lungo tutta la filiera, dai campi fino alla tavola del consumatore, pari al 16% del consumo annuo[3].

A livello nazionale un primo passo importante nel percorso verso la riduzione dello spreco di cibo, è stato fatto nel 2016, grazie all’approvazione della legge Gadda (legge n.166/16). Un segnale forte e importante a livello legislativo che ha come obiettivo la riduzione degli sprechi lungo la filiera agroalimentare, favorendo il recupero e la donazione delle eccedenze, sia come cibo invenduto, sia come risorsa inutilizzata grazie anche alla semplificazione delle procedure burocratiche e amministrative.

I risultati positivi di quella che è stata ribattezzata la norma antisprechi, si sono visti già nel primo anno in cui è entrata in vigore: si è registrato un aumento di donazioni da parte della GDO pari circa al 21%.[4]

L’approccio collaborativo tra Industria e Distribuzione nella lotta allo spreco alimentare.

La sostenibilità è uno dei temi chiave in GS1 Italy, comune a diversi progetti implementati in passato ed elemento prioritario per gli sviluppi previsti nel prossimo triennio.

La prevenzione e il trattamento delle eccedenze alimentari è stato il primo ambito di intervento, che ha trovato un riscontro strategico e operativo nella stesura delle linee guida grazie all’approccio collaborativo e di filiera tra le aziende di Industria e Distribuzione, che hanno partecipato attivamente al tavolo di lavoro ECR. Soluzioni virtuose che si inseriscono nell’operatività quotidiana dei processi aziendali, elaborate sulla base di 5 aree di intervento individuate dal gruppo di lavoro come prioritarie:

  1. Misurare per intervenire: misurare l’eccedenza e sviluppare sistemi di allerta che attivino piani di intervento.
  2. Coinvolgere: migliorare la consapevolezza e motivare i dipendenti.
  3. Prevedere: migliorare l’accuratezza delle previsioni e massimizzare la disponibilità di prodotto.
  4. Disegnare: migliorare la progettazione del prodotto e dell’imballaggio in ottica sostenibile.
  5. Semplificare: effettuare verifiche e revisioni di gamma alla luce dei possibili impatti in termini di creazione di eccedenze.

Anche in ambito europeo l’attenzione al tema food waste si è rafforzata e consolidata negli anni, concretizzandosi nelle esperienze condivise all’interno del gruppo di lavoro“ ECR retail Loss group: enabling the Retail Sector to Sell More and Lose Less”, attivo in ambito ECR Community.

Di particolare rilevanza l’iniziativa “Food Waste Innovation Challenge”.

L’evento virtuale che lo scorso novembre ha riunito le 10 start-up valutate tra le più interessanti e innovative nel panorama mondiale, sul tema dell’innovazione nella prevenzione e riduzione dello spreco alimentare. Sono state scelte da una lista di oltre 150, grazie a un processo di selezione secondo criteri condivisi, a cui hanno partecipato anche aziende italiane tra cui Conad, Bennet, PAM e Consorzio C3.

Il podio è stato conferito a Mori, presentata dal suo fondatore Adam Behrens. La start-up ha ideato, progettato e realizzato una pellicola alimentare per il fresh food, costituita dalla proteina naturale della seta. Tre i principali vantaggi:

  • La compatibilità con molti cibi freschi tra cui: frutta, verdura, carne e pesce.
  • La creazione di un’ottima barriera per preservare le caratteristiche chimico-fisiche del prodotto alimentare.
  • L’alternativa di valore a diverse tipologie di packaging ad oggi poco sostenibili e virtuose, favorendo ad esempio la riduzione di quelli in plastica.

A fine anno è stato inoltre è stato condiviso il documento Contractual terms for reducing food waste: possibilities and potential within fresh grocery supply chain”.

L’elaborato descrive i termini contrattuali che possono influire e migliorare lo spreco alimentare. La ricerca ha permesso di delineare cinque tipologie contrattuali innovative suddivise in due sezioni principali, che vengono utilizzate dai rivenditori in tutto il mondo:

  1. Contratti di rivendita a termine: includono strategie per acquistare efficacemente i prodotti e per massimizzare congiuntamente i profitti, riducendo al minimo gli sprechi.
  2. Contratti di rivendita secondari: includono strategie per la gestione dei prodotti acquistati ma che rimangono invenduti.

È inoltre prevista la pubblicazione di un nuovo documento di ricerca entro l’estate: “Understanding the True Cost of Food Waste”.

Lo studio pone l’attenzione sul fatto che negli ultimi anni c'è stato un miglioramento significativo nelle modalità di gestione dello spreco alimentare e nelle attività che caratterizzano i processi di filiera. Grazie anche all’utilizzo di metodologie standard per quantificare il valore finanziario della perdita, il peso complessivo in tonnellate, il costo in termini di emissioni di CO2 e alcuni indicatori di equivalenza come ad esempio il numero di pasti che rappresenta. Tuttavia, si è rivelata inferiore l’attenzione rivolta al costo della gestione del cibo in eccesso, svolta attraverso attività come le riduzioni di prezzo, le donazioni a enti di beneficenza o l’utilizzo per l’alimentazione animale. È diventato quindi importante quantificare il costo totale della gestione delle eccedenze e degli sprechi alimentari. Si è stabilito quindi di avviare una fase di ricerca, sviluppata in collaborazione con l'università di Portsmouth per approfondire questo ambito. Sono stati coinvolti cinque rivenditori europei, che hanno concordato di condividere i propri dati, contribuendo allo studio di analisi per sviluppare un vero modello di costo dello spreco alimentare.

La collaborazione quindi, ancora una volta, si conferma come la chiave strategica e operativa per l’innovazione della filiera. Il modello di relazione tra aziende per valorizzare soluzioni efficienti e di sviluppo sostenibile, che trasferiscono valore anche al consumatore finale.

A cura di Ilaria Archientini ECR jr project manager – seguila su Linkedin


1 Leggi l’elenco completo condiviso da ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).

2 Fonte dati FAO.

[3]Fonte: Surplus Food Management Against Food Waste. Il recupero delle eccedenze alimentari. Dalle parole ai fatti Politecnico di Milano e Fondazione Banco Alimentare Onlus, 2015). 

[4] Fonte dati Banco Alimentare.

 

GS1_GIDT_NEWSLETTER_580x235.png

GS1 ITALY PER L'EARTH DAY

Standard, strumenti e servizi di GS1 Italy per rendere più sostenibile la supply chain.
Scopri come sul nostro sito