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Non si arresta la corsa dei consumi fuori casa

Un esercito di persone ogni giorno consuma nei bar e nei ristoranti del Bel Paese, portando i consumi fuori casa con una spesa in costante crescita che nel 2018 è arrivata a 84,3 miliardi di euro. E nel 2019 ha fatto ancora meglio, con una spesa complessiva di 86 miliardi

Tra il 2008 e il 2018 l’incremento reale nel mondo della ristorazione è stato del 5,7%, pari a 4,9 miliardi di euro, a fronte di una riduzione di circa 8,6 miliardi di euro dei consumi alimentari in casa. È il dato più significativo dell’ultimo Rapporto annuale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) che rende conto di una stagione particolarmente dinamica per la ristorazione. Con indubbi riflessi sulla distribuzione alimentare che  comincia a fare i conti con i consumi fuori casa, come testimoniano da un lato il maggiore impegno dei retailer nella somministrazione, dall’altro il nascere di accordi di collaborazione tra i protagonisti dei due settori (Vegè e Metro, per esempio).

In un quadro di sostanziale stagnazione dell’economia italiana dall’inizio del 2018 e una crescita del Pil per il 2019 prevista allo 0,2%, in deciso rallentamento rispetto all’anno precedente, la domanda rimane debole, con i consumi alimentari che pesano il 22%, sul totale, di poco al di sotto della quota rappresentata dalle spese per l’abitazione. La spesa delle famiglie in servizi di ristorazione nel 2018 è stata di 84.291 milioni di euro in valore con un incremento reale sull’anno precedente pari al 1,7% ed è pari al 36% della spesa delle famiglie per prodotti alimentari. 

Nel 2019 ha registrato una ulteriore crescita a 86 miliardi di euro. Una performance che consente al mercato italiano della ristorazione di diventare il terzo più grande in Europa, dopo quelli di Gran Bretagna e Spagna e che ha ricadute positive sull'intera economia italiana e in particolare sulla filiera agroalimentare. 

In valore pro-capite i consumi nei servizi di ristorazione sono cresciuti di 43 euro rispetto al 2008, attestandosi a 1.348 eur

Figura 1 – I consumi alimentari delle famiglie

Fig1ConsumiAlimentariFuoriCasa.png

Fonte: Centro Studi Fipe su dati Istat “Rapporto Annuale” 2019

Dall'analisi in dettaglio del rapporto 2019, si scopre che ogni giorno circa cinque milioni di persone, il 10,8% degli italiani, fa colazione in uno dei 148 mila bar della penisola e il 64,3% consuma la colazione fuori casa almeno una o due volte al mese.

Altrettante sono le persone (10,4%) che ogni giorno pranzano fuori casa. Il 67,6% degli intervistati consuma il pranzo fuori casa almeno una o due volte al mese nel corso della settimana. Oltre il 27% degli intervistati afferma che rispetto al 2018 il consumo del pranzo fuori casa durante la settimana è aumentato fortemente o lievemente e nel 57,7% dei casi è rimasto invariato. Il 66,7% consuma il pranzo fuori casa nel week end, almeno un sabato o una domenica al mese, ma il 6,4% pranza fuori casa tutti i fine settimana.

Sono invece poco meno di 10 milioni (18,5%) gli italiani che cenano al ristorante almeno due volte a settimana. Il 62,5% dei rispondenti ha affermato di consumare la cena fuori casa almeno uno o due volte al mese e il 5,6% è solito cenare fuori casa 3 o 4 giorni alla settimana. La fascia di prezzo su cui si attesta una cena tipo è tra i 10 e i 20 euro (il ruolo della pizza appare evidente), anche se più di un terzo degli italiani riserva a una singola cena dai 21 ai 30 euro. 

Ciò che attira in maniera sempre più marcata i consumatori all'interno dei ristoranti, prosegue il Rapporto Fipe, è la tradizione. Il 50% degli intervistati, infatti, cerca e trova nei locali che frequenta un’ampia offerta di prodotti del territorio, preparati con ricette classiche ma non solo. Il 90,7% dei clienti confessa di essersi fatto tentare da piatti nuovi e mai provati, mentre il 60,5% ammette di andare al ristorante anche per affinare il proprio palato

Tutti, o quasi, concordano, però su un punto: è fondamentale sapere ciò che si mangia. Il 68,1% dei clienti quando entra al ristorante, per prima cosa si informa sulla provenienza geografica dei prodotti, il 58,5% sui valori nutrizionali dei piatti e il 54,5% sull'origine e la storia di una ricetta. L'altro elemento che incide sulla scelta di un locale è la sua politica “green”. Sette consumatori su dieci sostengono infatti che sia importante che i ristoranti operino in modo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Il che significa, per il 37,7% degli avventori, che portino avanti politiche contro lo spreco alimentare dotandosi per esempio di doggy bag, per il 36,7% che utilizzino materie prime provenienti da allevamenti sostenibili, mentre per il 33,3% che limitino l'uso della plastica. Solo meno di un italiano su tre rimane totalmente indifferente di fronte a questo tipo di politiche rivolte alla sostenibilità.