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La scelta del cibo (You are what you eat, eat well)

l'opinione di

Marco Cuppini

Nell’alimentare come si sceglie cosa comprare? È questa una domanda a cui oggi è sempre più difficile rispondere. O meglio è impossibile dare una risposta semplice che vada bene per tutti. Volendo semplificare, direi che intervengono tante componenti che si combinano in modo diverso per ognuno di noi. Gli ingredienti (!) che concorrono alle nostre scelte sono il cuore e la mente, i sensi e il portafoglio. Non dimentichiamo poi che, oltre alle specificità dell’individuo, esistono un’identità collettiva e delle tendenze comuni che – volenti o nolenti – influenzano le nostre scelte. Ognuno di noi combina il proprio mix articolandone i componenti come preferisce e come può.
La comunicazione dei beni di largo consumo influenza questo complesso processo di scelta in diversi modi: attraverso le informazioni di prodotto veicolate dalle etichette, attraverso elementi che colpiscono la sfera delle emozioni, dell’irrazionale, della gratificazione e dell’esperienza multisensoriale, attraverso un posizionamento di prezzo.
Col passare del tempo il largo consumo si sfarina: non c’è più una sola proposta che risponda alle esigenze di tutti. È il concetto stesso di largo e generale consumo (come si diceva una volta) che sta perdendo significato, non rappresentando più una unica realtà monolitica.
In questa nuova “era”, da una parte c’è il consumatore – soprattutto quello più evoluto – che cerca maggior distintività e personalizzazione, dall’altra parte c’è il difficile e delicato equilibrio fra ciò che le imprese di produzione offrono e ciò che la distribuzione recepisce per dare risposte a richieste sempre più variegate.
A guidare questi cambiamenti sono le fasce di consumatori con più mezzi (sia economici che “intellettuali”), che sperimentano tutto e che lanciano le nuove mode alimentari. Cercano il nuovo, la specialità, l’esotico, il prodotto più vicino al proprio stile di vita, unico, personale; stiamo entrando nell’era della personalizzazione di massa. Si prova tutto, ma si tiene solo quello che davvero convince; tutto il resto – la stragrande maggioranza di ciò che si è provato – lo si abbandona, per poi ripartire in altre ricerche.
In questo processo in continuo movimento, l’Osservatorio Immagino cattura l’operato dell’offerta e le scelte della domanda, misurandone il risultato finale e restituendo un quadro aggiornato dei consumi degli italiani.

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