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Sexy B2B

Il perché è presto detto secondo l'Osservatorio digital del Politecnico di Milano.

«Non sarà sexy come l’intelligenza artificiale o il marketing di prossimità, ma il B2B è il cuore della trasformazione digitale e del ridisegno dei processi all’interno delle aziende e tra le imprese», afferma Alessandro Perego direttore scientifico degli Osservatori digital innovation della School of management del Politecnico di Milano, introducendo l’ultima edizione dell’Osservatorio Fatturazione elettronica & e-commerce B2B. Il perché è presto detto.

Gli scambi tra le imprese, il B2B, generano circa 2.700 miliardi di euro, vale a dire il 75% dei complessivi 3.600 miliardi di fatturato totale delle imprese italiane (i restanti 950 miliardi di euro sono i consumi delle famiglie). Di questi 2.700 miliardi, 2.200 è il valore degli scambi tra le imprese italiane e 500 miliardi quello con imprese estere. Le filiere che più contribuiscono alla creazione di questi scambi sono: il largo consumo, con il 13% circa del totale transato B2B, il metalmeccanico con il 9%, l’automotive con il 6%, le utility e la pubblica amministrazione con circa il 5%, il tessile abbigliamento con circa il 4%.

In questo contesto, l’e-commerce B2B, nel 2016 in Italia ha raggiunto 310 miliardi di euro, con un incremento del 19%. Un valore positivo in assoluto ma ancora marginale in termini d’incidenza sul transato: pari solamente al 14% dei 2.200 miliardi di euro di scambi complessivi, rileva l’Osservatorio osservando che il 50% dei volumi gestiti attraverso soluzioni digitali dalle 120 mila imprese che le hanno adottate (+20% sul 2015) si concentra tra produttori e rivenditori, mentre il 30% riguarda produttori e fornitori e il 20% si divide tra rivenditori e grossisti e tra produttori e grossisti. 

Fig. 1 – La filiera delle filiere: il business-to-business in Italia

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Fonte: Osservatorio fatturazione elettronica & e-commerce B2B, School of management Politecnico di Milano

L’e-commerce B2B , cioè il ripensamento in chiave digitale del modo in cui un’organizzazione funziona e si relaziona con i partner di business – afferma il rapporto di ricerca –  è oggi elemento essenziale per una maggiore competitività delle imprese e, ancor più, dell’intero sistema paese. Non solo agevola, ma in alcuni casi addirittura abilita la possibilità delle singole organizzazioni di integrarsi in reti e di aumentare la propria efficienza e la propria efficacia. La capacità competitiva della singola impresa è, infatti, sempre meno legata alla propria azione individuale e sempre più alla capacità di connettersi efficacemente con il sistema ampio di altri soggetti insieme ai quali compete sui mercati finali».

Tra execution e collaboration

Tre sono gli ambiti applicativi enucleati dall’Osservatorio: l’e-procurement, la e-supply chain collaboration (pianificazione, sviluppo nuovi prodotti, gestione della qualità), la e-supply chain execution (il ciclo ordine, consegna, fatturazione, pagamento).

Va detto che circa il 75% del valore dell'e-commerce B2B fa riferimento ad applicazioni di e-supply chain execution perché le imprese negli ultimi anni si sono concentrate soprattutto su strumenti per il recupero di efficienza e riduzione degli sprechi attraverso l’adozione di soluzioni specifiche. Le soluzioni di e-procurement e di e-supply chain collaboration restano invece prevalentemente prerogativa di poche grandi imprese, incidendo in misura minore sui volumi complessivi scambiati, ma tre imprese su quattro dichiarano tra le proprie priorità almeno un progetto collaborativo, principalmente a supporto dei processi di marketing e di monitoraggio della supply chain.

Quanto all’e-supply chain execution, nel 2016 è in crescita lo scambio elettronico di dati (EDI), prevalentemente grazie all’incremento dei volumi di documenti scambiati più che dall’aumento del numero di imprese coinvolte. Negli ultimi otto anni sono aumentate del 70% le imprese connesse, ma i documenti scambiati sono cresciuti del 400%. Nel 2016 sono oltre 150 milioni, con un incremento del 36% rispetto al 2015. L’utilizzo dell’EDI resta però diffuso principalmente all’interno dei settori in cui c’è uno standard riconosciuto e consolidato, tanto che il 96% delle imprese connesse con reti EDI appartiene a soli cinque settori: automotive, elettrodomestici ed elettronica di consumo, farmaceutico, largo consumo e materiale elettrico.

Fatture elettroniche: presto obbligatorie tra privati?

Aumenta del 29% il volume delle fatture elettroniche, che rappresentano il 30% del totale dei documenti scambiati in Italia. Sebbene, come segnala Perego, la fattura elettronica sia solo una parte minima della digitalizzazione delle relazioni tra le imprese, rappresenta tuttavia un punto di partenza importante per la semplificazione nella gestione documentale delle imprese sia per la lotta all’evasione. Così, infatti, si è espresso il viceministro dell’Economia e delle Finanze Luigi Casero: «Crediamo nella fattura elettronica tanto che è già stata richiesta una deroga europea per farla diventare obbligatoria per i cinque milioni di imprese italiane già dall’anno prossimo. L’obbligatorietà è l’unica via per rendere operativi tutti i benefici sia in termini di minori oneri per le imprese, sia di lotta all’evasione. La fatturazione elettronica costituisce anche un avanzamento verso la semplificazione. Sarà inoltre necessario trovare delle formule incentivanti e dei sostegni soprattutto alle PMI e alle microimprese per portare a compimento questa grande battaglia culturale per la digitalizzazione del paese».

Lo strumento per lo scambio di fatture elettroniche tra privati esiste e si chiama sistema d’interscambio, lo stesso utilizzato per la fatturazione alla pubblica amministrazione, disponibile dal primo gennaio 2017 a tutte le imprese. Secondo Umberto Zanini, commercialista e coordinatore area tecnico-normativa dell’Osservatorio, l’obbligo di fatturazione elettronica non può però prescindere proprio dal sistema d’interscambio purché vi sia un’introduzione graduale spalmata su almeno due anni, sia presente una forte semplificazione fiscale e amministrativa, siano previsti un aumento dei benefici, il supporto pubblico per imprese e professionisti e altri benefici se vengono digitalizzati tutti i documenti rilevanti ai fini fiscali.

Focus sul largo consumo

Tra le filiere che denotano una certa maturità nell’adozione delle soluzioni di business digitale, il largo consumo costituisce, come detto, quello più coinvolto. È il settore con il maggior numero di attori e il più alto valore del transato B2B in Italia, ma con una diffusione del digitale ancora limitata tra i moltissimi attori (soprattutto produttori) di piccole e piccolissime dimensioni. Costituito da circa 1,5 milioni di imprese in Italia, il largo consumo presenta un transato B2B pari a 370 miliardi di euro. Sono considerati sia gli scambi tra le imprese italiane (330 miliardi di euro) e quelli verso le imprese estere (circa 40 miliardi di euro). Il valore dell’e-commerce B2B nel 2016 è pari a 65 miliardi di euro, con un tasso di penetrazione sugli scambi tra le imprese italiane del settore pari al 20%. L’integrazione tramite strumenti digitali in questo settore si ha principalmente nella relazione tra produttori e retailer, in particolare tra quelli di grandi dimensioni. Tuttavia non mancano i fattori critici.

Fig 2 –L’e-commerce B2B nella fliera del largo consumo

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Fonte: Osservatorio fatturazione elettronica & e-commerce B2B, School of management Politecnico di Milano

«I progetti di collaborazione – spiega Andrea Mantelli, responsabile supply chain di Conad, che opera in ambito collaborativo da più di vent’anni – non portano benefici immediati, ed è quindi necessario un forte commitment aziendale. Vi è poi una forte differenza tra aziende strutturate e piccole imprese che nel nostro settore stanno avendo una crescente importanza, con le quali è difficile sviluppare progetti di collaborazione e di digitalizzazione. Con loro è necessario partire con piccoli passi e valutare i benefici per poi espandere i progetti». Tra i temi caldi esplicitati da Mantelli, vi sono il demand planning soprattutto nei periodi promozionali e il riordino automatico da condividere con i fornitori, che ha messo in luce la necessità vitale dell’allineamento delle anagrafiche. Per Barilla che da due anni ha avviato la trasformazione digitale dei processi, l’attenzione oggi maggiore è rivolta ai progetti sull’OSA (Optima Shelf Availability). «Quello sull’OSA è il principe dei progetti – spiega Claudio Tramontini, che in Barilla è supply chain Italy director – perché consente di misurare le prestazioni direttamente ai consumatori e richiede un semplice livello di digitalizzazione perché si opera via EDI. Non è la misurazione dell’out of stock, ma di quanto ci si aspetta di vendere e nasce dall’integrazione operativa con i clienti. Si tratta di un’opportunità di recuperare fatturato, che stimiamo nell’ordine dell’1-2%, e di creare un engagement con il cliente a lungo termine».

Nell’ultimo anno sta riscontrando particolare interesse l’ambito di collaborazione nei processi di marketing e comunicazione. “I retailer in particolare – spiega l’Osservatorio –  stanno dimostrando molto interesse alla condivisione e al relativo aggiornamento automatico di tutte le informazioni di prodotto. Ci sono iniziative di filiera nate proprio per rispondere a questa esigenza, come ad esempio il servizio Immagino di GS1 Italy nel largo consumo e l’adesione a Etim da parte di Metel, nel materiale elettrico. Obiettivo comune è la semplificazione dei processi di scambio, gestione, aggiornamento e validazione delle immagini e delle informazioni relative ai prodotti tra fornitori e clienti”.

«Rispetto allo scorso anno – conclude Irene Facchinetti, direttore dell’Osservatorio fatturazione elettronica & e-commerce B2B – registriamo una maggiore sensibilità da parte delle imprese alle opportunità offerte dalla digitalizzazione dei processi B2B. Ma deve diventare una priorità per tutte e per far crescere la competitività dell’intero tessuto economico.

È il momento di andare oltre una digitalizzazione a silos, per singoli progetti, e a monadi, per singole imprese, e concentrarsi sulla creazione di un vero e proprio ecosistema integrato digitale, il digital B2B, che getti solide fondamenta per una trasformazione digitale dell'Italia».

A cura di Fabrizio Gomarasca