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A Milano il retail del futuro si può toccare con mano

Accenture ha aperto un hub dedicato all’innovazione settori del retail, della moda e dei beni di largo consumo. Aziende, università ed enti di ricerca si potranno dedicare a temi quali l’intelligenza artificiale all’IoT.

Quando si parla di tecnologia applicata al mondo dei supermercati e di negozi del futuro, le domande aperte, oggi, sono molto più delle risposte. ACIN_Grocery.jpg

Foto: Accenture

Per farsene un’idea basta sentire l’ultimo podcast prodotto dalla società di consulenza McKinsey, dal titolo chiaro “Il futuro dei negozi alimentari, in negozio e online” (qui la trascrizione completa). Qui la prima domanda è molto chiara e ha poco ha che fare con le suggestioni di realtà aumentata e personalizzazione estrema: la tecnologia sarà in grado di abbassare i costi? Sarà maggiore l’impatto nei negozi o nei processi di back office? Da qui si parte perché, nel Regno Unito ma non solo, il presente dei supermercati tradizionali è una battaglia fatta di margini sempre più risicati, costi fissi troppo alti per resistere alla concorrenza dei discount e dell’online. Ne seguono molte altre: sarà il modello di Amazon Go, quello con zero cassieri e una tecnologia che permette di capire chi ha preso quale prodotto dallo scaffale, a imporsi? Come ridurre i costi per la consegna della spesa a domicilio, che oggi su un carrello di 80 sterline pesa sul groppone del retailer per almeno 11? Come rispondere in modo reattivo all’affermarsi delle vendite dirette dal produttore al consumatore? Molte di queste domande rimangono aperte. I retailer dovranno studiare, provare, trovare delicati equilibri tra innovazione e risultati nel breve e medio termine.

La notizia di qualche giorno fa è che uno dei posti al mondo dove questi test saranno più facili è a Milano. Il 31 maggio ha inaugurato in uno dei nuovi edifici di piazza Gae Aulenti l’Accenture Customer Innovation Center (Acin). È il quinto aperto dopo le sedi di Bangalore, Chicago, Manila e Singapore. Si tratta di strutture pensate dalla società di consulenza - il cui focus principale oggi è la tecnologia - per immaginare, esplorare, scoprire e sviluppare la frontiera dei nuovi servizi digitali. In questi progetti, oltre che i consulenti e le imprese clienti, sono coinvolti anche università, centri ricerca e diverse startup, in logica di open innovation. La sede di Milano, che si estende su 1.200 mq, sarà dedicata in particolare alla moda e al food. Non è una novità assoluta, dato che Accenture aveva un centro simile ad Assago, ma di un salto di qualità nell’offerta e nelle ambizioni. Uno dei punti chiave alla base dell’apertura di questi centri è la consapevolezza che, in una fase in cui le tecnologie digitali sono sempre più difficili da immaginare - basti pensare alle blockchain, alla realtà aumentata o all’intelligenza artificiale - è necessario fare delle esperienze dirette delle possibili reali applicazioni di tali tecnologie.

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Foto: Accenture

Se in altre strutture chiamate Accenture Labs, come quelle di Sophia Antipolis in Costa Azzurra, o di Tel Aviv si pensano alla base le nuove tecnologie, nei Costumer Innovation Center, così nei cosiddetti “Studios” il concetto chiave si potrebbe riassumere in “scaricare a terra”. Per questo, tra i diversi ambienti dell’Acin Milano, ci sono delle “demo-room” che presentano un concentrato di nuove soluzioni applicabili. Due sono riproduzioni di ambienti commerciali: un piccolo supermercato e un negozio di moda. Nel supermercato si ritrovano molte delle soluzioni già viste nel Supermercato del Futuro di Coop, presentato all’Expo 2015 e replicato presso il centro commerciale Bicocca Village di Milano (per capirne l’importanza, anche su scala globale, basti pensare che è uno dei due soli esempi di tecnologia spinta citati nell’analisi di McKinsey, assieme ad Amazon Go). A metterlo a punto erano stati lo studio di Marco Ratti e la stessa Accenture, che prima dell’Expo ha avuto solo tre mesi di tempo per mettere a punto le tecnologie, come ha rivelato durante un incontro con la stampa Angelo d’Imporzano, senior managing director di Accenture, responsabile Consumer Goods & Retail per Europa e America Latina.

Nel finto supermercato di Accenture, il dialogo con il consumatore inizia prima della visita sul punto vendita, con promozioni mirate. Continua all’ingresso, dove il cliente viene riconosciuto, grazie alla tecnologia nfc. All’interno le soluzioni mostrate in demo sono diverse: ci sono schermi interattivi nei pressi dei prodotti, che mostrano informazioni navigabili attraverso la tecnologia kinect (che risponde ai gesti delle mani). Ci sono altri schermi, più grandi, che danno informazioni dettagliate su prodotti complessi come i vini. Ci sono i consigli dati ai clienti da chatbot e assistenti virtuali, attraverso il sistema vocale Alexa messo a punto da Amazon. E naturalmente ci sono metodi di uscire dal supermercato pagando in modo contactless nel minor tempo possibile. Ci sono anche risposte alle tante domande poste sui tagli dei costi posti da McKinsey nell’analisi già citata. Alcuni sensori e videocamere poste sugli scaffali riescono a capire quando è necessario un rifornimento di merce e avvisano gli addetti. In questo modo si possono ridurre notevolmente i tempi di stoccaggio e permettere ai lavoratori di dedicare più attenzione ai clienti. Durante il press tour dai responsabili di Accenture è stato fatto notare che siamo lontani dalle suggestioni di Amazon Go, perché il focus è quello di offrire soluzioni sì all’avanguardia ma immediatamente applicabili e non futuribili.

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foto: Accenture

La stessa filosofia è stata applicata alla simulazione del negozio di moda. In quel caso è stato estremizzato il concetto di personalizzazione. Chi entra in negozio viene chiamato per nome dalla addetta alla vendita. Trova su una parete di schermi prodotti o già acquistati o che possono interessare sulla base degli acquisti pregressi. La customizzazione è proposta in modo spinto anche per quanto riguarda i vestiti o gli accessori scelti. Il tutto è corredato da un camerino virtuale che propone abbinamenti e dal quale si possono chiedere altre taglie o altri prodotti senza la scomodità di uscire. Quanto di quello previsto nelle simulazioni troverà una reale applicazione è arduo da prevedere. Ma di sicuro oggi più che mai è tempo di sperimentare.

Lo ha messo in chiaro lo stesso Angelo D’Imporzano: «L’Acin di Milano è in grado di supportare le organizzazioni che cercano di guadagnare competitività, mettendole in connessione con il più ampio ecosistema digitale, aiutandole a creare nuove opportunità di business in un’epoca in cui l’innovazione è un elemento critico per la crescita dell’intero paese. La rinomata conoscenza italiana dei settori moda e alimentare rende Milano lo scenario perfetto per guidare i nostri clienti a una migliore comprensione dei trend emergenti e dei consumatori, nonché per assicurare che idee originali si traducano in soluzioni innovative in grado di alimentare le performance aziendali».

«Le tecnologie digitali sono sempre più convergenti, i consumatori sempre più esigenti, e quindi gli operatori sono costantemente sotto pressione per non farsi surclassare dai competitor», ha commentato Sander van ’t Noordende, group chief executive Accenture products. «Le aziende che si interfacciano con i consumatori hanno necessità di innovarsi continuamente per garantire flessibilità e agilità per ogni funzione aziendale. Il nostro nuovo centro milanese è parte integrante dell’Accenture Innovation Architecture, che riunisce le competenze di tutta l'azienda, da quelle rivolte alla ricerca, alle acquisizioni, i laboratori, a quelle relative agli  studi e ai centri di innovazione passando per i delivery center per aiutare i clienti a sviluppare, scalare e offrire a innovazioni disruptive».

A cura di Fabrizio Patti - @fab_patti