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De Rita: Expo e giovani tra cronaca e racconto

Un primo bilancio di Expo Milano 2015 tracciato da Giuseppe De Rita, presidente del Censis: la cronaca ha superato il racconto, l’evento si è imposto sui contenuti. E i giovani sono stati protagonisti.

Giuseppe De Rita, nel corso dell’incontro di presentazione della ricerca «Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa alla prova», realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo, ha provato a tracciare un primo bilancio dell’esperienza di Expo e a dare una lettura di come i Millenials hanno vissuto i sei mesi di Esposizione Universale.

Riflessioni corroborate dai numeri del successo di Expo Milano 2015: i 20 milioni di visitatori sono virtualmente raggiunti, le spese con carte di credito sono cresciute del 30% rispetto all’anno precedente, il trasporto pubblico ha tenuto nonostante un traffico aumentato del 160%.

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«Questa la cronaca», dice De Rita, di un evento che ha fatto perno sulla gastronomia italiana per agganciarvi lo sviluppo agricolo. Il ragionamento di De Rita, infatti, è teso a evidenziare la differenza tra la cronaca dell’evento e il racconto. È cronaca il fatto che Expo si sia rivelato un concentrato di sagre, che in sostanza i visitatori l’hanno visitato per andarvi a mangiare, a provare le cucine del mondo. Expo ha quindi ribadito la preminenza della gastronomia e della leadership della gastronomia italiana nel mondo. È però una dimensione esterna della questione.

«Perché - spiega De Rita - una cosa è definire l’export agroalimentare italiano come è stato per l’industria manifatturiera nei decenni passati, all’interno di una dimensione strutturale, di racconto, appunto. Sull’agricoltura, invece non viviamo sull’affermazione della nostra capacità, ma al traino della gastronomia. Credo che il giorno in cui dovesse rompersi il legame tra appeal gastronomico e industria alimentare, potremo avere delle serie difficoltà. Il giorno in cui avverrà uno scandalo culinario a Roma, ci saranno problemi per tutta l’industria alimentare italiana. Non bisogna sottovalutare gli aspetti relativi alla sicurezza, alla paura delle persone, tanto più che tutto sarebbe enfatizzato dalla cronaca».

Ma a Expo ha vinto la cronaca o il racconto?

De Rita non ha dubbi. «La cronaca è “andiamo a mangiare a Expo”, è la movida dell’Albero della vita. Il racconto è il sistema agricolo che cambia. Noi abbiamo assistito a Expo a uno sfondamento a valanga della cronaca. La cronaca ha preso il sopravvento sul racconto e ha relegato in un angolo i contenuti, l’elaborazione strutturale di Expo».

Commentando poi la ricerca condotta dal Censis sui Millennials, protagonisti del successo di Expo, intraprendenti (hanno aperto 300 imprese al giorno nel secondo trimestre del 2015), stacanovisti, innovatori in tecnologia e stili di vita, e con un’idea di un futuro migliore, De Rita pone l’accento sulla soggettività, come chiave di comprensione di questa fascia di popolazione.

«Nei giovani d’oggi la conferma fondamentale - dice De Rita - è nell’io, nella soggettività. Quello che i giovani vogliono oggi è la riforma dell’io verso un altro io, anche impegnato nella società. La dimensione collettiva diventa però funzionale. La sharing economy è in realtà una dimensione collettiva dell’io: “condivido l’auto o la bicicletta perché mi è molto utile”».

Dimensione della cronaca e prevalenza della soggettività, sono secondo De Rita le due facce che caratterizzano la nostra società in profonda trasformazione. Anche l’intraprendenza dei Millenials va in questa direzione non fa che rimarcare quel capitalismo molecolare che è un tratto specifico dell’Italia, tanto caro al Censis. E che nella ricerca è indicata come forza vitale dei giovani contro le barriere d’accesso al mercato del lavoro e ai rischi di incaglio nella precarietà: una voglia di impresa trasversale ai territori, perché anche nel Mezzogiorno il 40,6% delle imprese nate nel trimestre è riconducibile a un giovane, con un tasso di crescita del 3,5% nel secondo trimestre rispetto quello precedente.

«Gli ultimi trent’anni di capitalismo molecolare - conclude De Rita - non si cambiano con un’enciclica papale. Il capitalismo molecolare continua a essere centrale, così come la cultura del piccolo significa essere più liberi, essere se stessi».

A cura di Fabrizio Gomarasca

Foto di Marco Cuppini - @cupmar