Pronto intervento con RFId: GS1 Italy partecipa al progetto UE Refire
In caso di emergenza o di pronto intervento, le cavità naturali o artificiali come gallerie e tunnel, sono tra le più problematiche per i soccorritori. Gli ambienti ipogei, infatti, non offrono copertura ai sistemi di comunicazione tradizionali. Malgrado gli innumerevoli vantaggi delle tecnologie mobile, i cellulari o i palmari utilizzati ormai quotidianamente e in ogni situazione, sottoterra o in ambienti schermati non funzionano. Questo compromette l’efficacia degli interventi e i livelli di sicurezza.
«La mancanza di segnale impedisce un tempestivo scambio di informazioni tra i soccorritori» spiega Stefano Marsella, Comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Perugia «rendendo gli interventi molto più problematici. Per supportare la comunicazione e l’interoperabilità degli operatori vanno identificati sistemi alternativi per lo scambio dei dati, basati su standard aperti e condivisi che agevolino il più possibile il passaggio di qualsiasi tipo di informazione. Oltre a consentire un dialogo tra le risorse coinvolte all’interno del perimetro e quelle esterne, è importante la segnalazione degli allarmi come, ad esempio, la presenza di materiale pericoloso combustibile, tossico, esplosivo, batteriologico o radioattivo nell’area d’azione».
Il Corpo dei Vigili del Fuoco italiano è l’unico al mondo organizzato su base nazionale ed è dotato di strutture avanzate e di centri di ricerca e sviluppo dove team di ingegneri e personale altamente specializzato hanno competenze tali da essere chiamati come consulenti ed esperti a livello internazionale. Non è un caso dunque, che i Vigili del Fuoco siano tra i partner del progetto di ricerca europeo Refire, finalizzato ad aumentare i livelli di sicurezza dei soccorritori che si trovano ad operare in ambienti nei quali non esistono possibilità di collegamenti cellulari o radio.
Refire: la sicurezza passa da una maggiore informazione
Comunicazione, interoperabilità e georeferenziazione convergono dunque in Refire (REference implementation of interoperable indoor location & communication systems for First Responders): il progetto è stato finanziato dalla Commissione Europea tra il 2012 e il 2013 con un investimento di 312,081.76 di euro nell’ambito del Settimo Programma Quadro. L’obiettivo di Refire è stato quello di definire un sistema di informazione e di comunicazione tale da permettere ai Vigili del Fuoco e ad altri operatori del soccorso di poter comunicare tra loro e con la direzione centrale esterna in ambienti ipogei o schermati, potendo al contempo muoversi in sicurezza, grazie ad un tipo di georeferenziazione che mappa con esattezza il perimetro d’azione.
Capofila e coordinatore del progetto IES Solutions che, insieme al Corpo dei Vigili del Fuoco italiano, al Campus Biomedico dell’Università di Roma, Becar (società del Gruppo Beghelli), GS1 Italy | Indicod-Ecr e Radiolabs, ha iniziato un’analisi delle esigenze e delle criticità per studiare una soluzione di geolocalizzazione indoor ed un sistema wireless di comunicazione per i soccorritori in mobilità, basato su standard internazionali e testato in ambienti reali.
«I requisiti del progetto erano diversi» racconta Uberto Delprato, Ceo di Ies Solutions. «Innanzitutto definire un sistema di comunicazione che, in situazioni di emergenza, potesse consentire una condivisione delle informazioni tra tutte le risorse interne ed esterne coinvolte nell’intervento. Robusta, affidabile e scalabile, la soluzione doveva utilizzare standard CAP (Common Alerting Protocol) senza necessità di ulteriori elaborazioni e decodifiche».
In caso di incendio, alluvione, esplosione o qualsiasi altro tipo di necessità, i tempi di risposta degli interventi possono fare la differenza riuscendo a ridurre drasticamente i margini di rischio e le eventuali perdite. Quando i soccorritori arrivano sul posto devono immediatamente poter accedere al maggior numero di informazioni possibili sull’ambiente, localizzando con la massima esattezza possibile l’eventuale presenza di dispositivi elettrici, bombole di ossigeno o altro materiale infiammabile, tossico o radioattivo. Considerato che nell’escalation dell’emergenza viene coinvolto un numero progressivamente crescente di soccorritori spesso provenienti da organizzazioni diverse, è molto importante che gli operatori siano in grado di comunicare tra loro, sempre e ovunque, attraverso un unico sistema di condivisione delle informazioni coerente e altamente affidabile.
«Insieme ai partner abbiamo identificato la tecnologia necessaria a potenziare la qualità e la quantità di informazioni utili a fornire una mappa dettagliata degli ambienti ipogei» prosegue Marsella. «L’obiettivo di Refire è stato appunto quello di studiare un sistema di comunicazione radio che aiutasse il personale esterno nella localizzazione di certe informazioni chiave. L’idea vincente è stata associare alle luci di sicurezza installate nei tunnel, nelle gallerie e nelle cantine, una componente intelligente costituita da un tag RFId uhf passivo, capace di contenere tutta quella serie di informazioni utili a descrivere e georeferenziare le caratteristiche dell’area immediatamente circostante e facilmente interrogabile, grazie a un sistema di lettura basato sull’identificazione a radiofrequenza a medio raggio».
Quell’idea luminosa di usare i tag RFId
In caso di intervento il soccorritore, equipaggiato di apposito lettore e di terminale mobile, può leggere il tag RFId associato a ogni singola lampada o insegna di prevenzione, potendo così visualizzare immediatamente le caratteristiche del perimetro, indipendentemente dalle condizioni di visibilità dell’ambiente.
Una volta installati, configurati e attivati, i tag RFId rendono le lampade veri e propri oggetti comunicanti che costituiscono i nodi di una rete di comunicazione strategica per i soccorritori in movimento, ma anche per la centrale che, dall’esterno, può conoscere in maniera più dettagliata la distribuzione di uomini e risorse all’interno di edifici e ambienti.
«Il tag ha una memoria fissa e una memoria variabile, il che consente di associare tutta una serie di informazioni sfruttando il codice EPC (Electronic Product Code) a 96 bit» precisa Linda Vezzani, EPC specialist di GS1 Italy │Indicod-Ecr. «Tra le informazioni archiviate e fisse sono incluse la data di installazione, le coordinate geografiche (latitudine, longitudine e altitudine), la classificazione del tag e la specifica relativa alla nazione. Le informazioni variabili sono invece i rischi e le risorse, la classificazione del tipo di lampada ed i testi che possono essere memorizzati per note o indicazioni di precisazione. I tag utilizzati per il progetto Refire non identificano la lampada di per sé ma la posizione della lampada mediante la chiave di identificazione standard GLN (Global Location Number). Questo significa che se una lampada viene sostituita il GLN rimane invariato mentre se la lampada viene spostata, il GLN associato deve essere sostituito».
Capitalizzando una serie di asset già installati e localizzati come le lampade e le insegne di prevenzione, dunque, Refire aumenta notevolmente i livelli di sicurezza, riducendo al contempo gli investimenti necessari alla messa a punto di un’infrastruttura dedicata. Un altro plus importante legato all’uso dell’RFId è lo sfruttamento di protocolli di comunicazione standard non proprietari che fanno di questa tecnologia la soluzione ideale.
Triangolando l’esperienza della ricerca più avanzata nel campo della sicurezza, le competenze tecnologiche dei partner coinvolti e l’efficacia di una serie di soluzioni industriali già consolidate e disponibili sul mercato, Refire si conferma un sistema di localizzazione e di comunicazione efficace per qualsiasi tipo di emergenza indoor. L’utilizzo dei tag RFId associati all’uso di interfacce e soluzioni standard garantiscono l’interoperabilità dei dispositivi e la qualità delle informazioni, portando quell’efficienza e quella velocità a supporto di una miglior sicurezza.