mobile

Mobile Payment, la boa è superata

L’Italia è pronta a passare ai pagamenti attraverso lo smartphone? Secondo i ricercatori dell’Osservatorio Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano i tempi sono ormai maturi e “l’angolo spigoloso” è stato svoltato. Distinguendo come sempre (è la quarta edizione) tra sistemi di pagamento remoti e di prossimità, le rilevazioni dell’Osservatorio, che non a caso ha intitolato il rapporto “L’Italia s’è desta!”, registrano una crescita di iniziative in rapida diffusione.

Remote, verso i 1000 miliardi

Per quanto riguarda il Mobile Remote Payment, il valore del transato ha superato nel 2012 i 900 milioni di euro (erano 700 milioni nel 2011). In particolare il Mobile Remote Payment & Commerce di beni e servizi vale nel 2012 circa 310 milioni di €, con un incremento del transato di oltre il 60% rispetto allo scorso anno.

Più in dettaglio, 470 milioni di € derivano dall’acquisto di contenuti digitali per gli smartphone (+15%), con le app in crescita del 20% e gli sms in calo del 12%.

Sul fronte dei beni e servizi (310 milioni di euro, come detto), in cui la componente di Mobile Commerce pesa per il 60% nel 2012 (era 40% nel 2011), turismo e trasporti, coupon, aste e gruppi di acquisto sono i settori più attivi, con l’86% del valore transato, denotando l’importanza degli acquisti time based, per cogliere le occasioni in un determinato istante. Aumenta anche il numero dei negozianti che puntano sul canale Mobile: uno su tre nel 2012, contro uno su cinque nel 2011 e oltre il 55% degli esercenti attivi ha sviluppato sia l’App sia il Mobile site. Il pagamento diretto con cellulare raggiunge i 130 milioni di euro (dei 310 complessivi): l’80% è stato speso per ricariche telefoniche e pagamento dei bollettini, mentre il 20% restante per pagare servizi come la sosta, il trasporto pubblico locale, taxi, car & bike sharing e ztl.

Si stima che siano oltre 700.000 le ore di parcheggio pagate dagli italiani attraverso il telefono cellulare, oltre 600.000 i biglietti di corsa semplice e qualche migliaio le ricariche degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale attivate da Mobile, quasi 10.000 le corse di taxi pagate con cellulare, per un totale di oltre 1 milione di transazioni di piccolo importo, tanto da far dire ai ricercatori che lo sviluppo del Mobile Remote Payment passa attraverso una maggiore circolarità tra i servizi e una adozione meno “timida” da parte dei principali esercenti. I servizi di mobilità possono rappresentare la “killer application”. «Le esperienze internazionali – affermano i ricercatori - lasciano infatti pensare che esista un connubio naturale tra il Mobile Remote Payment e il mondo del trasporto pubblico locale e che questi servizi possano trascinare la diffusione verso tutti gli altri ambiti del Mobile Remote Payment. In Svezia sono stati venduti oltre 75 milioni di biglietti tramite cellulare in 10 anni, in Belgio sono stati venduti 10 milioni di biglietti in 5 anni; in Austria nella sola città di Vienna sono 470.000 gli utilizzatori del servizio di pagamento della sosta tramite cellulare e ogni mese si registrano 1,3 milioni di transazioni, mentre a Helsinki (Finlandia) 1 automobilista su 5 paga la sosta con il cellulare, e addirittura 1 automobilista ogni 2 a Tallinn (Estonia)».

Gli ultimi 150 milioni di euro del valore del mercato Mobile Remote Payment & Commerce, derivano dalle attività di Mobile Money Transfer, cresciute del 50% nel 2012: l’84% è rappresentato dall’acquisto di ricariche di carte prepagate, il 13% dal trasferimento di credito telefonico e solo il 3% da "vero e proprio" Mobile Money Transfer p2p.

Proximity, un modello per crescere

Ma è sul Mobile Proximity Payment che si è concentrato il lavoro dell’Osservatorio in questa edizione. A fine 2012, vi erano circa 30.000 terminali Pos NFC attivi, partendo dai circa 5.000 del 2011; gli impegni già assunti dagli attori dell’ecosistema portano a stime conservative, per fine 2013, di oltre 170.000 POS operativi (più del 10% del totale). Sempre a fine 2012 si contavano circa 2,58 milioni di possessori di telefoni Nfc che, secondo le stime più conservative (in termini di spesa pro-capite per la sostituzione del parco telefoni e ipotizzando che anche il prossimo iPhone non introduca l’Nfc) diventeranno circa 6 milioni a fine 2013. Infine, dal 2011 al 2012 le carte contactless circolanti sono passate da 750.000 a oltre 2 milioni, con piani molto aggressivi sulle nuove emissioni e sulle sostituzioni.

Nel corso del 2012, infatti, sono partite numerose sperimentazioni di Mobile Proximity Payment con tecnologia Nfc promosse dalle banche e dalle telco. Sono inoltre stati raggiunti accordi tra gli operatori di telefonia mobile per una infrastruttura tecnologica comune secondo un modello a hub e di standardizzazione dei processi per i pagamenti che potrà essere ampliato a servizi di couponing e loyalty. Infine, la presa di posizione del Governo sui pagamenti elettronici, in chiave di lotta all’evasione e di riduzione dei costi di circolazione del contante, è stato il terzo segnale positivo.

Tuttavia, secondo l’Osservatorio, molto rimane ancora da fare per passare dalla fase di sperimentazione a quella delle offerte commerciali, dalla questione delle commissioni per gli esercenti per favorire l’utilizzo della moneta elettronica, all’inclusione delle banche (che sembrano essere orientate a gestire i propri progetti di carte contactless, come Intesa San Paolo, più che a entrare in un circuito condiviso e standardizzato) e dei fornitori di servizi. Senza considerare che, dopo l’impegno di tre player del calibro di Google, Apple e Pay Pal nello sviluppo di sistemi cloud Mobile wallet, resta ancora da capire quale tecnologia prevarrà tra card present (Nfc) e card not present (cloud).

Nfc o cloud wallet?

Secondo l’Osservatorio «la prima ha probabilmente le carte in regola per vincere sulla distanza, soprattutto se si parla di pagamento, ma nel breve termine la seconda potrà affermarsi, soprattutto in quelle funzionalità che uniscono servizio e pagamento, in quei contesti di proximity che non mirano al pagamento come principale funzionalità, ma puntano a offrire localmente un servizio più ricco all’utente, complementare al pagamento, come self-scanning, promotion o reperimento informazioni sui prodotti in vendita, con funzionalità offerte anche in campo payment». Le due tecnologie, ad avviso dei ricercatori dell’Osservatorio, coesisteranno sin da subito, con vocazioni diverse.

Queste considerazioni consentono ai ricercatori di tratteggiare due scenari di sviluppo del Mobile Payment nei prossimi tre anni, legati alla modalità tiepida o convinta con cui gli attori dell’ecosistema gestiranno la creazione di servizi e la diffusione di tecnologia per fruirli.

Secondo le stime del Politecnico di Milano, a fine 2016 e con riferimento a questi due scenari, il numero di utenti che pagheranno mediante una soluzione di Mobile Proximity Payment, oscillerà tra 6,0 e 10,3 milioni, a fronte di un parco cellulari Nfc medio che supera i 25 milioni di unità: il parco esercenti dotati di Pos Nfc oscillerà tra 405.000 e 610.000, caso quest’ultimo che mantiene nel tempo dinamiche di crescita simili al 2013, già notevoli. In questa ipotesi non vengono considerate le potenzialità che possono derivare dai sistemi di pagamento che trasformano gli smartphone in terminali Pos, di cui peraltro si attende, sulla scorta di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti (3 milioni di punti di pagamento aggiuntivi), un importante sviluppo, grazie ai bassi investimenti richiesti agli esercenti, non solo per l’acquisto, ma per l’annullamento dei costi di installazione e di manutenzione e la forte riduzone dei costi di distribuzione.

Da queste stime emerge come nello scenario “tiepido”, il valore dei pagamenti mediante Mobile Proximity Payment al 2016 sarà di 4,7 miliardi di euro, dei quali 1,5 miliardi verranno effettuati nei micro-pagamenti. Nello scenario in cui gli attori sono convinti dell’investimento in questa nuova modalità di pagamento, il transato intercettato salirebbe a 10,8 miliardi di euro (+130%), di cui 4,3 miliardi di micro-pagamenti (+187%).

Non basta però la convinzione dei singoli attori. Sarà discriminante, nel procedere verso uno scenario timido o verso uno convinto, il livello di collaborazione che i singoli player (acquirer, issuer, telco) sapranno instaurare. Perché, commenta Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio NFC & Mobile Payment, «Un euro investito da un ecosistema coordinato rende, in termini di capacità di intercettare il transato, il 140 % in più di un euro speso da un attore isolato. Considerando che il totale delle transazioni oggi regolate in Italia per mezzo di contanti è stimabile in circa 400 miliardi di euro l’anno, gli spazi, anche nello scenario più “convinto” sono davvero enormi, e saranno colti, pensiamo rapidamente, negli anni a venire».