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03. Ict e sanità, lavori in corso

Il workshop intitolato «La gestione delle informazioni clinico-sanitarie: le sfide in atto e il ruolo dell’Ict», svoltosi il 17 maggio scorso nell’ambito di Exposanità ha approfondito i progetti d’informatizzazione di quattro strutture sanitarie italiane

Progetti che, come ha sottolineato Paolo Locatelli, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Ict in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, sono tutti riconducibili ad ambiti d’investimento individuati come strategici dalla quinta edizione dell’Osservatorio stesso.

Dalla business intelligence al governo clinico
Mauro Piccoli
, direttore del servizio approvvigionamenti e controllo di gestione dell’AO Spedali civili di Brescia, cui fanno capo cinque presidi ospedalieri, di cui uno pediatrico, ha illustrato i vantaggi che un’azienda complessa come la sua ha conseguito dotandosi del sistema informativo direzionale Oracolo, una soluzione in grado di leggere e rielaborare, in modo strutturato e sistematico, le informazioni presenti in una moltitudine d’applicativi aziendali non sempre dialoganti fra loro.

«La nuova soluzione Oracolo, implementata a partire dal 2007 e che ha integrato tutti i database aziendali in un datawarehouse centralizzato», ha detto Piccoli, «ha reso molto più semplice e puntuale l’attività di business intelligence che ci consente di fare scelte più appropriate, potendo disporre di dati sanitari, amministrativi, d’attività ed economici univoci, validati dal sistema stesso, cosa che in precedenza non era sempre garantito».

della qualità dei servizi offerti e della salvaguardia di elevati standard d’assistenza, attraverso la creazione di un ambiente in cui possa svilupparsi l’eccellenza dell’assistenza sanitaria stessa. Ciò comporta coniugare l’approccio clinico alla problematica del paziente, volto a garantire una prestazione sanitaria di qualità, con quello gestionale, per ottenere efficienza organizzativa. E abilitare nuove valutazioni, incrociando i dati sanitari, amministrativi, d’attività ed economici, già presenti nel sistema informativo, con i dati clinici. Informazioni, queste ultime, sia presenti in altri applicativi aziendali, ma finora non prese in considerazione, sia non informatizzate, ma passibili d’esserlo, implementando un modello di cartella clinica elettronica». L’adozione di Oracolo apre agli Spedali civili di Brescia ulteriori possibilità. «Ci stiamo preparando a fare il passo verso il governo clinico», ha proseguito Piccoli. «A farci carico, come azienda ospedaliera, del miglioramento continuo

Percorso di ricovero e cartella infermieristica elettronica
Monica Nanni
, responsabile del servizio tecnologie informatiche di rete dell’Ausl Imola, ha illustrato il progetto d’informatizzazione del percorso di ricovero (e anche di quello ambulatoriale) del paziente in fase d’implementazione dal 2004.

«Il nostro obiettivo», ha spiegato Nanni, «era creare un sistema informativo che permettesse di supportare il percorso di ricovero, ragionando in termini di percorsi e protocolli. Di tenere sotto controllo l’utilizzo di farmaci e presidi medico-chirurgici. Di realizzare un fascicolo sanitario elettronico consultabile on-line in azienda, previa opportuna autorizzazione. E d’analizzare i dati contenuti nel sistema a fini statistici. Con questo sistema informativo, che abbiamo chiamato IPeRICO, e con il cablaggio wi-fi delle diverse unità operative, abbiamo ottenuto un triplice beneficio: di mettere a disposizione dei clinici un maggior numero d’informazioni per loro utili; di soddisfare più agevolmente e rapidamente i debiti informativi verso la Regione e il ministero della Salute; di disporre d’informazioni accurate, in quanto imputate nel sistema dove nascono, senza necessità di trascrizioni passibili di generare errori».

Man mano che il sistema IPeRICO integrerà le informazioni cliniche relative ai singoli pazienti presenti nei sistemi informativi di reparto (pronto soccorso, laboratorio analisi, sale operatorie, radiologia, ecc.), l’Ausl Imola implementerà un fascicolo sanitario elettronico.

Le criticità maggiori di questo progetto, come ha riconosciuto la stessa la manager imolese, sono principalmente interne al sistema sanitario. Riguardano la resistenza a uniformare i processi nelle diverse unità operative, la scarsa consapevolezza da parte delle differenti figure professionali coinvolte che il sistema informatico può essere strategico nel riorganizzare i processi aziendali, le remore all’apprendimento e all’impiego di strumenti informatici.

«Sussistono anche difficoltà», ha concluso Nanni, «nell’integrare le soluzioni software dei fornitori delle differenti strutture dell’azienda sanitaria. E non dimentichiamo che l’Ict ha importanti costi d’implementazione. Per tutte queste ragioni, perché un nuovo sistema informativo possa diventare un concreto strumento per il cambiamento, oltre alla tecnologia vanno presi in considerazione altri due elementi fondamentali: i processi e le persone».

L’azienda sanitaria emiliana stia procedendo anche nell’informatizzare la cartella infermieristica.
«Siamo partiti da questa», ha spiegato la responsabile infermieristico e sviluppo organizzativo Ivana Nanni, «per aggirare la resistenza dei clinici a impiegare strumenti informatici. E abbiamo svolto il pilota in uno dei reparti a maggior criticità, medicina interna, impiegando una tecnologia semplice: dei portatili montati sui carrelli degli operatori, collegati con sistema wireless. A ogni figura professionale, tramite una password personale, abbiamo dato la possibilità d’imputare e modificare esclusivamente i dati relativi ai pazienti di loro competenza».

Il progetto, nello specifico, ha portato a integrare nel software adottato ben 42 supporti cartacei diversi in uso nella medicina interna coinvolta dal pilota, dando vita a una cartella assistenziale oggi uguale per tutte le strutture che fanno capo all’Ausl Imola. «Abbiamo così eliminato la disomogeneità nei metodi d’assistenza fra un reparto e l’altro», ha evidenziato Nanni. «Abbiamo superato la necessità di trascrizione dei dati in cartelle fisiche, attività che generava parecchi errori e richiedeva molte ore di lavoro. Oggi possiamo inoltre effettuare in automatico una reportistica prima ottenibile in modo molto più laborioso».

Ulteriori progetti d’informatizzazione in fase d’attuazione presso l’Ausl Imola riguardano la cartella clinica elettronica. «La stiamo sperimentando», ha detto Nanni, «in reparti critici come la terapia intensiva e l’unità coronarica ove è necessario integrare i dati dell’assistito inseriti dalle diverse figure professionali con quelle generati dalle attrezzature: monitor, respiratori, emogas, e così via». Per consentire poi la continuità dell’assistenza fra ospedale e territorio, l’Ausl romagnola ha previsto che, tre giorni prima della dimissione del paziente ospedalizzato, venga compilata nel sistema informativo IPeRICO una scheda accessoria di dimissione. Tale scheda è automaticamente inviata via mail al punto unico d’assistenza, i cui contenuti si riversano nella cartella assistenziale impiegata dalle strutture sul territorio.

«Con un sistema informatico unico», ha concluso Ivana Nanni, «potremo anche gestire il rischio clinico per migliorare il servizio e arrivare a misurale la complessità assistenziale dei vari reparti e l’intensità di cura connessa con ogni patologia, così da poter meglio impiegare le risorse infermieristiche e cliniche a nostra disposizione».

Gestione integrata del percorso del paziente chirurgico

L’implementazione del progetto d’informatizzazione della gestione del paziente chirurgico in corso presso l’ospedale Luigi Saco di Milano he si sta traducendo in un più razionale utilizzo delle sale operatorie con conseguenti risparmi per l’ospedale. Il progetto che s’inserisce in un più ampio lavoro di gestione informatizzata integrata dei processi clinici di diagnosi e di cura del nosocomio milanese.

«Con questo progetto, che impatta su 13 sale operatorie, 71 chirurghi, 30 anestesisti, oltre 9.600 procedure per una spesa annua di 49 milioni euro», ha spiegato Giorgio Orsi, direttore sistema informativo dell’ospedale Sacco, «intendiamo migliorare la gestione delle liste d’attesa, per renderle più trasparenti, razionalizzare le risorse e i percorsi e prevenire i rischi clinici».

I tre punti a maggiore criticità risiedono nello sforamento dei tempi di sala, nel rischio d’indisponibilità della valutazione dell’anestesista e nell’inutilizzabilità per scadenza degli esami pre-ricovero. S’è dunque proceduto a riorganizzarli con l’obiettivo d’arrivare all’esecuzione al 100% delle procedure chirurgiche programmate.

«L’implementazione del progetto a partire dal novembre 2011», ha sottolineato Orsi, «ha già dimostrato d’avere dei vantaggi. Ha consentito di disporre di dati oggettivi sui quali ragionare per apportare le modifiche del caso. Ha portato alla dematerializzazione del registro operatorio e a ottimizzare il tasso d’utilizzo delle sale. Ha consentito una riduzione del 20% degli sforamenti rispetto ai tempi pianificati per le procedure chirurgiche e un miglioramento dell’efficacia sull’attività complessiva».

La direzione strategica del Sacco ha dunque dato il via libera a un’estensione del progetto e all’acquisizione in automatico di tutti i parametri anestesiologici e vitali sui monitor di sala. Sta inoltre valutando una verticalizzazione della cartella clinica elettronica, per inserirvi anche i dati anestesiologici. E prevede d’implementare un sistema di marcatura dei ferri e dei kit chirurgici nella nuova centrale di sterilizzazione in fase di gara d’appalto. Sistema che permetterà all’ospedale sia d’abbattere il rischio clinico sia di collegare i costi dei ferri al singolo paziente.

«L’Ict», ha concluso Orsi, «può essere un’occasione di revisione non solo dei processi, ma anche dei ruoli professionali e delle procedure. E in settori cruciali come il comparto operatorio o il pronto soccorso può risultare un elemento critico di successo. È fondamentale però che i software adottati siano facili e semplici da utilizzare e siano rispettosi di esigenze specifiche soprattutto nei settori a maggiore criticità».

Immagini diagnostiche a valore aggiunto
Davide Caramella
, professore associato di Radiologia presso l’Università di Pisa, ha presentato le possibili evoluzioni del sistema informativo nato nei primi anni ’90 per l’acquisizione, gestione e trasmissione d’immagini diagnostiche (Ris-Pacs), oggi operativo nell’Area vasta Nord-ovest, che consente di collegare le 11 strutture ospedaliere delle province di Livorno, Lucca, Massa e Pisa, con 410 postazioni in radiologia, 129 diagnostiche e 281 Ris-Pacs e 500 computer per l’accesso clinico al Pacs, dei quali 50 nelle sale operatorie.

Si tratta del sistema informativo più importante a oggi esistente nell’Area vasta Nord-Ovest, che può fungere da motore per l’integrazione con altri sistemi informativi contenenti referti e immagini diagnostiche, quali le cartella cliniche specialistiche senologica ed epatologica.

«Se oggi le sale operatorie dispongono di video touch screen per visualizzare le immagini diagnostiche contenute nel Ris-Pacs», ha proseguito Caramella, «un’altra evoluzione naturale del nostro sistema è quella dell’attivazione di un motore di ricerca che consente ai nostri radiologi di costruirsi una casistica scientifica a scopo didattico oppure clinico. Ma stiamo anche lavorando per abilitare un’efficiente condivisione delle informazioni con gli interlocutori coinvolti nello screening mammografico sul territorio, il campo ideale per testare la condivisione interaziendale delle immagini diagnostiche».

Per quanto il Ris-Pacs possa essere un catalizzatore per lo sviluppo di nuovi servizi a valore aggiunto abilitati dalle tecnologie Ict, lo stesso Caramella ne ha evidenziato i limiti. «Le rigide procedure burocratiche che condizionano il processo decisionale delle strutture ospedaliere pubbliche mal si conciliano con l’aggiornamento delle funzionalità Ict che i nostri partner industriali propongono su sollecitazione di noi clinici. E la situazione si complica ulteriormente, in quanto in un’area vasta dobbiamo negoziare con una molteplicità d’aziende sanitarie. Ci confrontiamo inoltre con alcuni problemi tecnologici, come il rifiuto di alcuni radiologi d’impiegare la firma digitale o il coesistere di più anagrafiche. Il progetto d’informatizzazione nella nostra Area vasta è poi troppo incentrato sul nostro sistema informativo. Per non parlare del fatto che l’accordo con i partner industriali nel progetto Ris-Pacs non prevede un’assistenza tecnico-formativa al di là di quella rivolta ai reparti di radiologia, ostacolandone la piena fruibilità».

A cura di Luisa contri


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