distribuzione

04. Efficienza pronta all’uso

Soluzioni, applicazioni e standard per l’efficienza di filiera. Questi i temi affrontati nel corso del seminario organizzato da Indicod-Ecr, con il supporto delle testimonianze di alcune aziende (Cedi Sisa Centro Nord, Coop Italia, GlaxoSmithKline Consumer Healthcare e Marchesi Antinori), sui miglioramenti nei processi apportati da soluzioni come il catalogo elettronico, l’identificazione RFId, il mobile commerce e lo scambio elettronico dei documenti.

EDI ed Euritmo

A proposito dello scambio elettronico di documenti, il direttore gestione e sviluppo standard di Indicod-Ecr Massimo Bolchini ha ricordato che «le aziende che fanno uso dell’EDI e di Euritmo sono oggi 2.100 in ambito industriale e 251 in quello distributivo».

«Il lancio di Euritmo, inoltre, ha stimolato lo sviluppo di un mercato dell’offerta: all’unico provider attivo in Italia prima del varo della nostra soluzione, se ne sono aggiunti nel tempo altri cinque». Ma il numero dei documenti condivisi via web e quello delle relazioni medie fra produttori e distributori è tuttora limitato. C’è quindi ancora molta strada da fare per la diffusione dello scambio elettronico dei documenti fra imprese. «Proprio per sostenere una più ampia adesione e impiego dell’EDI e di Euritmo e per assistere più da vicino le aziende associate nella fase d’implementazione», ha spiegato Bolchini, «Indicod-Ecr Servizi ha deciso di proporsi come settimo provider e ha messo a punto Procedo, un’applicazione che genera efficienze e porta significativi benefici a chi l’adotta».

Di benefici in termini d’incrementi di produttività del personale coinvolto nel ciclo dell’ordine – per la riduzione degli errori di digitazione in fase sia d’emissione degli ordini che d’invio delle fatture e per il conseguente abbattimento del numero dei documenti di rettifica da produrre – e di una gestione documentale più efficiente grazie all’EDI ha parlato Andrea Preo, responsabile sviluppo software di Cedi Sisa Centro Nord. Perché i benefici dello scambio d’informazioni via web siano apprezzabili, è però necessario che la scelta dell’EDI sia condivisa con i partner commerciali. «Pur avendo aperto la nostra prima relazione EDI nel 1996 e avendo partecipato al progetto nazionale Sisa-Ecr lanciato nel 1998», ha detto Preo, «fino al 2010 non avevamo riscontrato grossi benefici. Soltanto otto fornitori mantenevano relazioni EDI con noi, perché questa soluzione era vista come un costo aggiuntivo».

Un’analisi condotta da Cedi Sisa Centro Nord nel 2010 evidenziò che, a fronte di circa 80 mila ordini emessi e di 111 mila fatture ricevute dai fornitori, le non conformità riguardavano circa 7 mila documenti, per un valore di quasi 1,2 milioni di euro. Di qui la decisione dell’azienda di ridare slancio al progetto EDI, abbinandolo all’archiviazione elettronica. Cedi Sisa Centro Nord ha dunque sollecitato i fornitori a rendersi disponibili allo scambio via EDI di tre tipi di documenti: ordine, conferma d’ordine e fattura. E questa volta ha raccolto l’adesione dei suoi 40 fornitori principali. Ha quindi rivisto le procedure interne collegate con il ciclo dell’ordine, attività questa che ha richiesto anche l’allineamento delle anagrafiche fornitore.
«In un anno d’implementazione», ha concluso Preo, «siamo giunti a scambiare in EDI 6.100 ordini, 2.400 conferme d’ordine e 6.650 fatture».

Catalogo elettronico e servizio fotoprodotti

«Per non vanificare l’efficienza portata dall’EDI», ha specificato Bolchini, «è fondamentale che sussista un allineamento fra le anagrafiche di prodotto dei produttori e quelle utilizzate dal distributore. Proprio per questo fin dal 1994 sviluppammo l’FPO, ossia il fast perfect order, che è tuttora un riferimento per l’ottimizzazione dei processi basati sullo scambio d’informazioni e per sviluppare applicazioni. Successivamente in ambito GS1 è stato messo a punto lo standard GDSN (Global Data Synchronization Network), che in Italia per semplicità chiamiamo catalogo elettronico». La sua adozione è in grado d’abbattere le inefficienze derivanti dal disallineamento delle anagrafiche. Discrepanze che, secondo una stima di Indicod-Ecr, rappresentano per le aziende un costo annuo di 2,2 miliardi di euro.

«Implementare il catalogo elettronico», ha proseguito Bolchini, «significa per i produttori compilare delle schede prodotto che, nel data model italiano, contengono 46-47 descrittori. Una volta controllate, le schede prodotto sono caricate su uno dei 29 data pool, ossia archivi elettronici, attualmente collegati fra loro in 142 paesi. Da questi grandi contenitori di dati, i distributori possono prelevare le schede prodotto e aggiornare così le loro anagrafiche».

Come per l’EDI, per il catalogo elettronico – oggi utilizzato nel mondo per descrivere 8,1 milioni di prodotti di 21 mila produttori – Indicod-Ecr Servizi ha scelto di proporre una sua soluzione, con il supporto del partner tecnologico SA2 Worldsync. Ciò consente all’associazione d’assistere più da vicino le imprese italiane nell’effettivamente complessa fase d’implementazione di questa soluzione.

Se oggi sono 12 le imprese distributive italiane (cui se ne aggiungono quattro straniere) e 38 quelle industriali che utilizzano il catalogo elettronico, va riconosciuto a Coop Italia ha svolto il ruolo di pioniere in questo campo nel nostro paese. Ciò anche grazie all’impegno di Riccardo Giuliani, oggi Ecr manager di Coop Italia, ma fino a pochi mesi fa direttore sistemi informativi e innovazione tecnologica del gruppo cooperativo. Partendo dalla premessa che diventare più efficienti e ottimizzare la supply chain delle merci e delle informazioni è irrinunciabile in presenza di una forbice fra costi e margini sempre più ridotta per effetto della globalizzazione, Giuliani ha sottolineato che «Nella contrattazione produttore-retailer non è più tempo di focalizzarsi sulle marginalità. Occorre piuttosto aver presente che i processi aziendali costano a entrambi e collaborare per trovare il modo per renderli più economici. Indicazioni in questo senso devono però provenire dai vertici aziendali perché i nuovi progetti per l’efficienza vengano implementati e generino reali benefici».

«Proprio il nostro interesse a diventare partner privilegiato della distribuzione moderna su progetti che generano valore per entrambi», ha testimoniato Deborah Sciarma, national key account senior MM di GlaxoSmithKline Consumer Healthcare, «ci hanno spinto nel 2011 a dare il là al progetto del catalogo elettronico in collaborazione con Indicod-Ecr e con Coop Italia. E in sei mesi abbiamo dato vita al team multifunzionale incaricato di stilare nuove procedure interne che consentissero di generare e aggiornare automaticamente le schede prodotto per tutti e 43 i nostri prodotti su tre livelli: pezzo singolo, cassa e pallet. Abbiamo quindi sperimentato il catalogo elettronico con quattro retailer: Coop Italia, Selex, Sisa e Auchan e posto le basi per estenderlo ulteriormente a un quarto livello (i display box)». Lo step successivo per l’azienda sarà avviare test per l’implementazione del catalogo elettronico con quattro nuovi retailer ogni mese. Idm e Gdo hanno però bisogno di condividere in tempo reale anche le immagini dei prodotti per realizzare i materiali per le campagne promozionali. Tale esigenza che ha spinto Indicod-Ecr a mettere a punto il nuovo servizio fotoprodotti, dal funzionamento simile a quello del catalogo elettronico.

«Molteplici», ha spiegato Pierluigi Montanari, business development area manager di Indicod-Ecr, «i benefici derivanti da questo servizio, già utilizzato da 22 retailer, che abilita la condivisione, tramite un data pool, d’immagini digitali dei prodotti, anche in 3D, ad alta risoluzione e scontornate. Non soltanto garantisce che l’immagine del prodotto pubblicata sia sempre quella più aggiornata e sia certificata. Ma consente anche risparmi di tempo e di risorse umane e finanziarie».

Identificazione in radiofrequenza

Altro fronte sul quale Indicod-Ecr è impegnato è l’identificazione in radiofrequenza (RFId). Dopo la verifica dei fattori tecnologici di prodotto, di processo e di contesto attraverso i progetti messi in campo in questi anni e la diffusione del know-how generato, «Entro l’anno», ha anticipato Montanari, «metteremo a disposizione degli associati anche un modello d’analisi costi/benefici dell’implementazione dell’RFId». Finora utilizzata principalmente in ambito B2B, perché può rendere più efficiente ed efficace la tracciabilità dei prodotti e la gestione delle informazioni che li riguardano, l’RFId si presta anche a impieghi B2C.

Una case history che abbraccia quest’ultimo ambito è quella presentata da Elisabetta Monducci, responsabile qualità di Marchesi Antinori. L’azienda vitivinicola ha infatti partecipato a un test, promosso dal Consorzio Tuscania in collaborazione con Indicod-Ecr, che ha comportato l’applicazione di tag sulle singole bottiglie e sulle unità d’imballo secondarie di una spedizione di otto pallet, per complessivi 630 colli e 3.780 bottiglie di vino, attualmente in viaggio verso a Hong Kong.
Molteplici gli obiettivi del test, i cui risultati saranno resi noti probabilmente già in occasione del Vinitaly. Innanzitutto, valutare l’efficacia della tecnologia RFId nel garantire ai distributori stranieri e ai consumatori finali l’autenticità delle bottiglie spedite dall’Italia. Autenticità che può essere verificata dall’importatore, attraverso la lettura del tag EPC applicato alle singole bottiglie, e dal consumatore finale, leggendo con uno smartphone il QR code o il codice Data Matrix parte del tag stesso. Il test consente anche di valutare l’efficacia della tecnologia RFId nel garantire la qualità del vino all’arrivo sul mercato di destinazione con 16 particolari tag applicati sulle unità d’imballo che, in altrettanti momenti del viaggio del lotto di bottiglie, registrano le temperature cui sono sottoposte (sbalzi termici eccessivi potrebbero danneggiare il vino). L’applicazione di tag alle singole bottiglie consente altresì a Marchesi Antinori e agli altri produttori di vino partecipanti al test di tracciare le singole bottiglie e verificare che siano approdate sul mercato cui erano state effettivamente destinate. Una soluzione utile per contrastare il fenomeno delle importazioni parallele.

Mobile commerce

Anche se mancano soluzioni pronte, le applicazioni per smartphone e tablet in ambito mobile commerce sono quelle che aprono nuove possibilità nelle relazioni con il consumatore e con il cliente. Gli standard sviluppati fin qui da GS1», ha affermato Andrea Ausili, GDSN & mobile commerce project manager di Indicod-Ecr «sono pienamente in grado d’abilitare e gestire al meglio le diverse attività del mobile commerce. Fra queste, GS1 e Indicod-Ecr hanno dato la priorità all’extended packaging e al digital couponing, senza comunque perdere di vista il mobile payment».

La scelta d’affrontare subito il tema dell’extended packaging è stata presa dalla rete GS1 alla luce dei risultati di due recenti indagini. La prima, svolta a livello internazionale da Cap Gemini, ha rilevato il forte interesse dei consumatori a consultare in modalità mobile informazioni sull’apporto nutrizionale (66%) o sull’elenco degli ingredienti (65%) dei prodotti. La seconda, condotta da GS1 UK, ha evidenziato l’inaffidabilità delle applicazioni create da terze parti: le scansioni dei codici con smartphone non restituiscono infatti alcuna informazione nel 75% dei casi e nel 91% danno informazioni incomplete o sbagliate. Un corretto funzionamento si ottiene soltanto nel 9% dei casi.

GS1 ha dunque avviato a livello globale il progetto trusted source of data, che si pone l’obiettivo di creare una fonte d’informazioni attendibile e certificata e di metterla a disposizione di chiunque voglia utilizzare le informazioni per lo sviluppo di applicazioni per i dispositivi cellulari. Funzionerà sulla falsariga del sistema ideato per il catalogo elettronico e per il servizio fotoprodotti. Verrà creato un aggregatore d’informazioni attendibili alimentato da dati pubblicati e valicati dagli stessi produttori. «La rete GS1», ha detto Ausili, «ha da poco realizzato un pilota molto circoscritto per verificare la bontà dell’infrastruttura ideata. In queste settimane sta estendendo il progetto e l’Italia è candidata a parteciparvi». E tra poco sarà la volta dei coupon digitali.

A cura di Luisa Contri