consumi

01. La struttura distributiva

A giugno 2009 è stato presentato il settimo Rapporto sulla distribuzione moderna nel mercato non alimentare a cura di Indicod-Ecr: un lavoro di analisi il cui obiettivo è quello di monitorare il ruolo della distribuzione moderna nei principali comparti merceologici che costituiscono il settore non alimentare e nelle diverse componenti specializzate e despecializzate.
I comparti non alimentari considerati sono i seguenti: elettronica di consumo, abbigliamento e calzature, articoli per lo sport, tessile, prodotti di profumeria, farmaci da banco e automedicazione, bricolage, prodotti di ottica, cancelleria, casalinghi, giocattoli, mobili e arredamento, edutainment (libri non scolastici, homevideo, videogiochi, supporti musicali).
I dati riportati fanno riferimento agli anni 2007 e 2008.

La struttura distributiva

Alla fine del 2008, secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Attività Produttive sulla base dell’attività commerciale prevalente, sul territorio nazionale si contano complessivamente circa 957 mila esercizi al dettaglio, di cui più di 775 mila sono punti di vendita in sede fissa e quasi 162 mila ambulanti. In generale, se si trascurano le forme alternative di distribuzione, i numeri del commercio al dettaglio non appaiono positivi. Difatti, se lo scorso anno si era assistito a un trend sostanzialmente stabile, nel 2008 la dinamica è stata negativa. Tale flessione è legata ad entrambe le forme di commercio: quello ambulante, la cui numerica si è ridotta di poche unità, e soprattutto quello fisso, che nell’arco di un solo anno ha registrato una riduzione di circa di 3.100 punti vendita (-0,4%).

La situazione relativa al commercio al dettaglio fisso appare più chiara se si scompone il dato complessivo in base al grado di specializzazione merceologica: a soffrire maggiormente è difatti il commercio specializzato (che rappresenta l’86,5% del dettaglio fisso) sia alimentare (-1,9%) sia non alimentare (-0,7%), dove le grandi catene distributive tendono a sostituire un numero sempre più ampio di commercianti indipendenti. Le uniche a non risentire di queste problematiche, nell’ambito della distribuzione specializzata, sono le tabelle speciali (tipo tabacchi e carburanti), il cui trend continua ad essere positivo (+2,4%) grazie alla particolarità e ai regolamenti esistenti sulle merceologie veicolate.

La parte rimanente (13,5%) del dettaglio fisso è rappresentata dal commercio despecializzato (ipermercati, supermercati, grandi magazzini), che sostanzialmente conferma alla fine del 2008 il trend dell’anno precedente (+0,5% corrispondente a circa 500 unità in più). Se nella precedente edizione si parlava di un preoccupante rallentamento delle aperture dovuto ad una situazione economica negativa e poco ottimistica per il futuro, quest’anno il punto di vista è diverso. Difatti, se si considera la flessione dello specializzato, si nota come alcune insegne stiano tentando di affrontare la crisi attraverso la capillarità di specifiche formule distributive (come i supermercati di medio-piccole dimensioni) capaci di venire incontro alla ritrovata esigenza di prossimità dei consumatori.
Il dato medio negativo (-0,7%) del commercio specializzato non alimentare nasconde, ancora una volta, trend molto differenti a seconda dello specifico comparto merceologico di riferimento.

Rispetto agli anni scorsi continuano ad aumentare i comparti in flessione, confermando una dinamica abbastanza preoccupante: anche nel 2008 i punti vendita di prodotti elettronici (dagli elettrodomestici alle TV, dai telefoni cellulari ai CD/DVD) e le rivendite di prodotti tessili e biancheria sono diminuiti a tassi più marcati (rispettivamente -3,7% e -4,5%). Seppur a tassi più contenuti, in calo si rilevano anche il comparto dei mobili (-1,9%), dei cosmetici (-1,6%) e della ferramenta (-0,3%).
Tre sono invece i comparti non food in controtendenza rispetto alla media complessiva. Difatti, pur non potendo parlare di settori trainanti (in tutti i casi il trend è stato inferiore al punto percentuale), i negozi di abbigliamento e calzature, le cartolerie, le edicole e le librerie hanno fatto registrare un leggero incremento in termini di numerica.