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La concorrenza è il motore della crescita

«Speriamo, con la nostra presenza qui oggi e con il nostro pensiero», ha esordito Dario Rinero, presidente di Indicod-Ecr, presidente e amministratore delegato di Coca-Cola HBC Italia, aprendo i lavori dell’incontro annuale di Indicod-Ecr del 30 gennaio scorso al Teatro Strehler di Milano, «di rappresentare qualcosa di diverso, di poter dare un contributo per il cambiamento di questo Paese». Proprio per stimolare un comportamento proattivo nella folta platea di manager e imprenditori del largo consumo intervenuti all’evento, Indicod-Ecr ha scelto quest’anno di trattare il tema della “Concorrenza come motore della crescita”.

«I prossimi due-tre anni», ha detto Dario Rinero, «non saranno facili. Le previsioni per la nostra economia sono di una crescita inferiore di un quarto rispetto a quella media dell’Europa e addirittura del 3% più bassa se raffrontata con quella mondiale. Lo spirito di collaborazione e la ricerca dell’efficienza che pervade il nostro settore può però essere d’esempio per un Paese a volte chiassoso e rissoso come l’Italia. Un esempio, di cui possiamo andare fieri».

Collaborazione fra le imprese industriali e distributive del largo consumo e ricerca dell’efficienza, d’altronde, da 30 anni sono la mission di Indicod-Ecr in Italia e di GS1 (di cui Indicod-Ecr è parte) nel mondo. «Il nostro Istituto», ha detto Bruno Aceto, direttore generale di Indicod-Ecr, «ha continuamente perfezionato il modello di collaborazione ed è diventato esso stesso più efficiente nell’identificare nuove opportunità e nella conseguente definizione di standard tecnici o linee guida condivisi, prevalentemente finalizzati al recupero dell’efficienza o all’implementazione delle nuove tecnologie».
Più di recente Indicod-Ecr si è impegnato anche in iniziative volte a generare valore e a migliorare l’efficacia della relazione industria-distribuzione (si pensi al Nuovo Modello di Relazione e al nuovo progetto nel Mobile Commerce). «Il valore che si genera dall’efficienza», ha avvertito Bruno Aceto, «non può però essere speso per alimentare sprechi o rendite di posizione».
Sprechi, rendite di posizione, rigidità, che purtroppo caratterizzano ancora molti, troppi settori dell’economia italiana.

«Il motivo per cui è caduto l’ultimo governo Prodi», ha sottolineato Francesco Giavazzi, professore di Economia politica all’Università Bocconi di Milano, «è proprio il fallimento del suo pur corretto tentativo di conciliare le istanze della sinistra radicale, che si erge a difensore delle fasce più deboli della società, con quelle del centro-sinistra, fautore di una maggiore liberalizzazione dell’economia, a beneficio di tutto il Paese. Se i consumi si mantengono bassi in Italia, ciò dipende principalmente dalla mancata crescita dei redditi da lavoro dipendente e da una spesa per il welfare che sostiene gli anziani, invece di aiutare le famiglie giovani».

Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha sottolineato che la cultura della concorrenza, come bene della collettività, in Italia non è ancora sufficientemente diffusa. «Recentemente», ha detto Antonio Catricalà, «la Corte Costituzionale ha dovuto ribadire che, in materia di appalti, tariffe professionali, trasporti pubblici e commercio dei farmaci, il principio della libera concorrenza, sposato dallo Stato, non può essere in alcun modo disatteso dalle Regioni, che pure hanno potestà di legiferare in queste materie».
L’Agcm continuerà a vigilare sul rispetto delle regole della libera concorrenza e a favorire le liberalizzazioni. «Per alcune», ha sottolineato Antonio Catricalà, «occorrerà un accordo bipartisan. Perché hanno un costo politico che nessun partito o coalizione potrà sopportare singolarmente».

Ma di quanto si potrebbero abbassare in concreto i prezzi dei beni e dei servizi in un mercato italiano liberalizzato? È quanto ha cercato di misurare lo studio che Prometeia ha realizzato per Indicod-Ecr e che si è focalizzato su quattro dei tanti settori ancora da aprire alla concorrenza: l’energia elettrica, le telecomunicazioni, i servizi finanziari e la distribuzione commerciale.

«Le liberalizzazioni», ha spiegato Paolo Onofri, professore di Economia politica all’Università di Bologna e segretario generale di Prometeia, «produrrebbero, a regime, una riduzione del livello dei prezzi al consumo e un incremento del Pil entrambi dell’1,7%. Se fossero poi estese a tutti i mercati che l’Agcm considera problematici, ossia anche a quelli del gas, dei trasporti e dei servizi professionali, avrebbero effetti ancora più consistenti sul livello di benessere e sulla distribuzione del reddito, perché ridurrebbero ulteriormente le posizioni di rendita».
La mattinata è proseguita con una tavola rotonda e si è conclusa con il commiato e i ringraziamenti di Dario Rinero, il cui mandato come presidente di Indicod-Ecr sta per scadere. Per un ulteriore approfondimento vi rimandiamo alla cronaca della tavola rotonda.

Per guardare la videoregistrazione del convegno, collegati al sito di Radio Radicale.