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Rapporto Fao: i prezzi dei cereali resteranno alti anche nel 2008

L'ultimo "Food Outlook" (rapporto sulle prospettive alimentari) della Fao evidenzia che i prezzi mondiali dei cereali rimarranno alti per tutto il 2008, soprattutto a causa dei problemi di produzione registrati in molti importanti paesi esportatori e del livello basso delle scorte.

Per molti paesi si prevede quindi un notevole aggravio economico per le importazioni cerealicole, anche se probabilmente il loro volume sarà minore. Costi di spedizione record e prezzi elevati all'esportazione sono le ragioni principali dell'aumento del costo globale delle importazioni.

L'analisi della Fao indica che i prezzi internazionali dei cereali stanno alimentando, in molte parti del mondo, l'inflazione da generi alimentari. "Per la maggior parte dei cereali - si legge nel rapporto - l'offerta è molto più scarsa che negli ultimi anni, mentre la domanda complessiva, sia ad uso alimentare, che foraggiero ed industriale, è in aumento. Le scorte, già scarse all'inizio della stagione, con tutta probabilità continueranno a diminuire perché la produzione cerealicola mondiale sarà sufficiente solo a soddisfare l'utilizzazione globale prevista". Il rapporto sostiene che i prezzi delle derrate, che già hanno registrato una brusca impennata nel 2006, in alcuni casi quest'anno saliranno ad un ritmo ancora più rapido.

Secondo il "Food Outlook", il rialzo dei prezzi interessa non solo alcune limitate derrate, ma coinvolge quasi tutti i principali prodotti. I prezzi alti delle produzioni alimentari continueranno a caratterizzare l'intera catena dell'approvvigionamento, contribuendo all'innalzamento dei prezzi al dettaglio di alimenti di base come pane e pasta, carne e latte.

Secondo l'analisi della Fao, raramente il mondo ha provato "una tale preoccupazione generalizzata per l'inflazione dei prezzi alimentari, un timore che alimenta il dibattito sull'andamento futuro dei prezzi delle derrate, sia nei paesi importatori che in quelli esportatori, siano essi ricchi o poveri". Il forte aumento del prezzo del petrolio ha spinto al rialzo i prezzi agricoli sia perché ha fatto crescere i costi di produzione, sia perché ha fatto aumentare la domanda delle colture impiegate per produrre biocombustibili. Una situazione che potrebbe stimolare nei prossimi anni la domanda di alcune produzioni, specialmente zucchero, mais, colza, soia, olio di palma ed altre coltivazioni olearie, ma anche dei cereali. L'indebolimento del dollaro nei confronti di tutte le principali valute ha attutito il reale impatto dell'aumento dei prezzi mondiali nelle economie esterne all'area dollaro.

Tuttavia, tutti quei paesi le cui valute non si sono rafforzate subiranno per intero gli effetti dell'aumento dei prezzi dei prodotti in dollari. Secondo il rapporto, tutte le analisi sembrano concordare nella previsione di un aumento delle superfici seminate per il raccolto 2008. Un incremento sostenuto della produzione di grano, con il presupposto che vi sia una crescita normale dei consumi, dovrebbe determinare un calo dei prezzi dei cereali.

Per quanto riguarda gli altri prodotti di base, il prezzo del mais ha raggiunto il massimo storico degli ultimi dieci anni nel febbraio 2007, ma da allora è considerevolmente calato. Le difficoltà dell'offerta di fronte alla domanda sostenuta di biocarburanti hanno innescato l'iniziale impennata dei prezzi del mais. Tuttavia, in conseguenza della massiccia espansione delle semine e delle previsioni di un raccolto record per il 2007, i prezzi hanno cominciato a diminuire. Anche se a settembre erano ancora superiori del 30% rispetto allo scorso anno.
Anche il prezzo dell'orzo è di recente aumentato. I problemi legati all'offerta in Australia ed Ucraina, in ragione di una disponibilità più limitata di mais e di altri cereali foraggieri, insieme alla forte domanda di importazioni, hanno contribuito a far raddoppiare, nelle ultime settimane, i prezzi sia dell'orzo foraggiero che di quello da malto. Tra tutte le derrate, i prodotti caseari hanno registrato gli aumenti maggiori rispetto allo scorso anno, con incrementi che vanno dall'80 ad oltre il 200%.

Gli alti prezzi del foraggio hanno anche contribuito a far aumentare i costi della produzione animale, determinando un incremento dei prezzi del bestiame. Il settore avicolo è quello che ha registrato l'incremento maggiore, con almeno un +10%. La crescita dei consumi e la riduzione graduale delle restrizioni commerciali hanno poi contribuito ad incentivare i prezzi della carne e del pollame.
(Agra)