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C’è un ritardo tecnologico da colmare al più presto

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È fuor di dubbio che le aziende, soprattutto le medio piccole, non hanno ancora una dotazione tecnologica al passo coi tempi. Ma nel mercato globale, che evolve costantemente, questo è un lusso che non possiamo più permetterci. Pensare di vivere di rendita significa ignorare che il mondo cambia, premiando qualità, efficienza ed efficacia operative. E quindi condannarsi a una più o meno rapida esclusione dal mercato.

Sul piano nazionale, gli effetti di un massiccio ricorso alle nuove tecnologie sarebbero di straordinaria importanza, perché c’è una relazione diretta tra spesa in Ict e crescita del prodotto interno lordo. Lo ha dimostrato l’Ocse, in una ricerca che documenta come, tra il 1992 e il 2001, i paesi a maggior crescita (Canada, Usa, Svezia, Gran Bretagna) sono gli stessi che hanno speso di più per le information e communication technology.

È interessante notare che, anche dove l’introduzione delle Ict è stata ridotta, il peso del contributo alla crescita è stato comunque rilevante. Dalle statistiche fornite dal ministero dell’Innovazione tecnologica risulta infatti che in Italia, “tra il 1995 e il 2001 il contributo delle Ict alla crescita del pil è stato dello 0,40% su una crescita dell’1,98%. E se guardiamo alla produttività del lavoro, il contributo delle Ict è stato dello 0,50% su una crescita dell’1,13%”.

Ci sono, dunque, effetti positivi per l’impresa singola, ma è soprattutto dalla creazione di una “massa critica” di interventi che il mondo del largo consumo e il paese possono trarre i maggiori vantaggi, esprimendo un’efficacia e un’efficienza operativa complessive davvero rilevanti. Non a caso, Indicod-Ecr, in questi anni, ha premuto l’acceleratore su una serie di iniziative (Euritmo, Epc, formazione, iniziative Ecr, studi ecc) che rientrano in un disegno complessivo di efficientizzazione della filiera del largo consumo. Ben vengano dunque gli investimenti tecnologici. Ma attenzione: non dimentichiamo, in parallelo, di intervenire sull’organizzazione dell’azienda e delle risorse umane. Da un’indagine realizzata su un campione di 1.100 aziende statunitensi, più volte richiamata nei documenti prodotti dal ministero per l’Innovazione tecnologica, emerge chiaramente che l’Ict deve inserirsi in un ridisegno complessivo dell’impresa che va dall’automazione delle procedure di routine alla qualificazione (o riqualificazione) del personale, al miglioramento dei flussi informativi (all’interno dell’azienda e tra azienda e interlocutori esterni).